CorrieredelWeb.it Arredo&Design Arte&Cultura Cinema&Teatro Eco-Sostenibilità Editoria Fiere&Sagre Formazione&Lavoro Fotografia


IltuoComunicatoStampa ICTechnology Marketing&Comunicazione MilanoNotizie Mostre Musica Normativa TuttoDonna Salute Turismo




Arte e Cultura

Cerca nel blog

venerdì 28 maggio 2010

Mostra: USO E RIUSO: MATERIALI, ICONE, MODELLI





USO E RIUSO: MATERIALI, ICONE, MODELLI



Marina Ceravolo
Sandro Frera
Vincenzo Lisena
Enza Miglietta
Caterina Morelli
Mario Rocca

4-20 giugno

Inaugurazione

venerdì 4 giugno ore 18,00




----------
La Cordata
Indirizzo: Via Zumbrini,6 – Milano
tel: 02 36556600
e-mail: info@lacordata.it
web: http://www.lacordata.it
web: http://usoriuso.wordpress.com/

Comunicato:
In concomitanza col Festival di Letteratura Scrivere sui Margini si terrà la mostra collettiva di pittura dal tema: Uso e Ri-uso, materiali, icone e modelli.
Sei artisti giovanissimi, giovani e giovanelli esporranno le proprie opere nei locali della Cordata, Via Zumbini 6, Milano.
Il tema della mostra è stato scelto in coerenza con quello del festival, quest'anno incentrato sul "Tempo di Recupero", 'nel tentativo di dare voce – come recita il sito del festival –  al sentimento, sempre più diffuso, di vivere un'epoca in cui creatività e innovazione si impongono come requisiti indispensabili per pensare e attuare il bene comune.'
ulteriori informazioni su: http://usoriuso.wordpress.com

Il Festival

Venerdì 4 giugno dopo l'inaugurazione della mostra ci sarà l'incontro con Valerio Massimo Manfredi e cabaret con Leonardo Manera.

Sabato altri incontri e manifestazioni per finire con uno spettacolo di Piumini domenica pomeriggio alle 17.30

per ulteriori informazioni consultare il sito del festival: http://www.scriveresuimargini.org



Museo Vincenzo Vela: Fiorenza Bassetti

 

Gladio-li. Ciclo pittorico di Fiorenza Bassetti 

Museo Vincenzo Vela, Ligornetto, Svizzera

30 maggio – 15 agosto 2010

Orario: 10-18 – chiuso lunedì 

Conferenza stampa: 28 maggio 2010, ore 11.00 

Inaugurazione: 30 maggio 2010, ore 11.00

Accompagnamento musicale

Sonorità  fiorite. Brani di Ravel, Sibelius, Rossini, interpretati da Monica Trini (soprano) e Carmine Palermo (pianoforte) 

Dal 30 maggio al 15 agosto, il Museo Vincenzo Vela espone il ciclo pittorico dell'artista ticinese Fiorenza Bassetti dedicato ai Gladioli. Oltre 220 opere - molte delle quali inedite - realizzate in un arco che copre più di due decenni (dal 1989 al 2010), in una tessitura di fogli, tele, dipinti e fotografie, insieme libera e rigorosa, ricca e raffinata, audace e credibile. La presentazione in forma di mostra, la prima dedicata a un intero ciclo pittorico dell'artista, offre una preziosa opportunità di cogliere il polisenso del gladiolo e dell'approccio dell'artista ai propri temi.

Attraverso le numerose carte e tele, il gladiolo – fiore che nell'etimo e nell'aspetto ricorda la spada, il gladio – è declinato nel suo fiorire e sfiorire, nel suo comparire e sfumare, nel suo morire e rinascere: metafora di vita e di morte, un tema centrale per Fiorenza Bassetti.

Senza preclusioni di ordine formale e con grande raffinatezza, l'artista si china sul soggetto privilegiandone ora la raffigurazione più realista, ora le potenzialità informali. Centrale è la presenza del colore, in prevalenza il rosso, applicato su supporti diversi - dalla tela alla carta giapponese -, che nel procedimento acquisisce viepiù autonomia e concorre a creare una tensione visiva di grande fascino.

Il ciclo di opere selezionato risulta emblematico della poetica dell'artista, coerente nella ricerca di temi che contengano il potenziale per lo sviluppo di conformazioni espressive e di restituzioni formali disparate, da sviluppare negli anni, in coniugazioni sempre diverse. Il percorso espositivo del Museo Vincenzo Vela permette così di svelare poco a poco il complesso e raffinato intreccio tra richiami interni al lavoro dell'artista e alla propria poetica, ed esterni, ricavati da un rapporto dialettico con l'arte del passato, ma anche dal mondo dell'attualità, della moda, della poesia e della critica.

La mostra è realizzata in collaborazione con il Museo Cantonale d'Arte di Lugano, che presenta una selezione di fotografie di Fiorenza Bassetti. In occasione delle mostre verrà pubblicata una monografia sull'artista curata da Manuela Kahn-Rossi. 
 

IMMAGINI DISPONIBILI IN ALTA RISOLUZIONE SUL SITO  www.uessearte.it 
 

Informazioni e richiesta materiali stampa :  uessearte Via Natta 22 Como - Tel  +39.031 269393  info@uessearte.it



----------
Da: Luigi Cavadini <luigicavadini@uessearte.it>

giovedì 27 maggio 2010

Sarah Nile: mostra a Milano, 3-6-2010


Invito alla stampa 

Sarah Nile: dopo Como arriva a Milano la prima mostra di pittura della Playmate dell'anno. Arte e spettacolo incontrano il design. 

Si terrà  il  3 giugno alle ore 18,30 presso l'atelier Chateau d'Ax, Largo Augusto 8, Milano, l'inaugurazione della mostra delle opere di Sarah Nile.  
 

Conosciuta dal grande pubblico come una delle protagoniste indiscusse del Grande Fratello 10, dopo il successo della mostra di Como, la playmate dell'anno di Playboy Sarah Nile si è imposta anche come  pittrice. 

All'inaugurazione della mostra, che prevede l'esposizione di 12 opere, sarà presente, oltre a Sarah Nile, il dott. Fabio Corsini, general manager Italia Chateau d'Ax, ed il Maestro Melonisky da Villacidro, pittore di arte contemporanea. 

La cura del dettaglio, unita alla precisione del tratto, caratterizzano lo stile di Sarah Nile che spazia da Michelangelo a Klimt, da Picasso a Meloniski, da ritratti alla sperimentazione di tecniche d'avanguardia. L'affascinante promessa dello spettacolo italiano, nonostante le luci dei riflettori realizza così il suo sogno di sempre: comunicare attraverso l'arte il suo sguardo interiore e la sua individuale percezione del mondo. 

Entrando nella showroom di Milano, presso la quale la mostra rimarrà aperta sino al prossimo 10 giugno, si avrà da subito l'impressione di trovarsi in un ambiente realmente vissuto e non in un semplice spazio espositivo. I dipinti esposti, infatti, presenteranno l'idea di completezza nell'arredamento che l'inserimento di un'opera d'arte può dare alla casa di ognuno di noi. 

Sarah Nile nasce a Napoli 24 anni fa da padre belga e madre partenopea. Adolescente frequenta il liceo artistico statale di Monteruscello diplomandosi nel 2002 ed è proprio qui che nasce e coltiva il suo amore per le arti figurative che si concretizza in fedeli riproduzioni di opere di grande artisti. 

La mostra resterà  aperta da Venerdì 4 giugno a Giovedì 10 giugno: 10.00/13.00-15.00-19.00. 

AO: Proiezioni Future @ Visual Noise Festival

Monza, 27 maggio 2010

PROIEZIONI FUTURE - performance audiovisiva di AreaOdeon
nell'ambito del Visual Noise Festival, evento conclusivo del progetto HubYoung
5 giugno 2010, ore 21.30 Villa Reale, Monza

AreaOdeon, in occasione del Visual Noise Festival, presenta Proiezioni Future, un'inedita performance di videoproiezioni architetturali interattive.
Le tre facciate della Villa Reale che abbracciano la Corte d'Onore, saranno protagoniste e teatro di uno spettacolo senza precedenti: 4.500mq di proiezioni architetturali, integrate da un sistema audio spazializzato ottofonico, che esalteranno uno ad uno ogni elemento architettonico progettato dall'architetto Piermarini.
Le videoproiezioni trascineranno il pubblico in un continuo gioco tra immagini e suoni, dando vita ad un'esperienza assolutamente immersiva e coinvolgente.
Lo spettacolo ideato da AreaOdeon sarà diviso in tre diversi momenti:
INTERATTIVITA' - il pubblico, con i suoi movimenti, determinerà il ritmo del suono e delle immagini proiettate sulle tre facciate, diventando protagonista di una imponente coreografia audiovisiva.
AUDIOVISUAL MAPPING - uno spettacolo audiovisivo che valorizzerà Villa Reale in ogni suo dettaglio architettonico, attraverso una narrazione per immagini e suoni spazializzati. Interpretando i linguaggi visivi dei più importanti movimenti artistici delle epoche trascorse dalla sua realizzazione, Villa Reale diventerà testimone privilegiato di due secoli di storia.
VIDEOSCENOGRAFIA LIVE - le proiezioni architetturali si integreranno al suono dei DJ e delle Band che si esibiranno dal vivo, interpretandone la musica in una straordinaria videoscenografia architetturale.
AreaOdeon, da sempre impegnata nella sperimentazione e promozione di linguaggi artistici innovativi, e nella ricerca di potenzialità espressive nelle nuove tecnologie, invita il pubblico ad uno spettacolo di dimensioni e caratteristiche inedite, sviluppato coinvolgendo realtà private e pubbliche del territorio, nonché la cittadinanza, il pubblico e i giovani talenti artistici.
I contenuti multimediali presentati durante l'evento, sono stati sviluppati all'interno del workshop di arti visive multimediali ed interattive Proiezioni Future, organizzato da AreaOdeon nell'ambito del progetto HubYoung.
Solo in caso di pioggia intensa l'evento sarà rimandato a domenica 6 giugno.

Per approfondimenti su Proiezioni Future: www.areaodeon.org
Per il programma completo del Visual Noise Festival:
www.hubyoung.it/visualnoise/default.htm
per info:
AreaOdeon | associazione culturale
via arosio 14, stazione FS | 1° piano 20052 Monza (MB), Italia
tel. +39 039 5964994 - fax +39 039 5960863 - cel. +39 380 9098437
info@areaodeon.org | www.areaodeon.org

Prossimo Evento: Igor Verrilli



Prossimo evento

Igor Verrilli
"borderline"

Sabato 12 Giugno 2010

Sabato 12 giugno 2010 alle ore 11.00, presso la Biblioteca provinciale "Antonio Mellusi" lungo il Corso Garibaldi di Benevento sarà presentata la mostra personale dell'artista Igor Verrilli (Benevento 1969), dal titolo "Borderline".
L'evento anticipa il vernissage fissato per le ore 18.30 dello stesso giorno presso il Centro d'arte Contemporanea
Art's Events di Torrecuso (Bn).

 


La mostra sarà visitabile sino al 9 Ottobre 2010

Orari :

- (Centro Art's Events) – dal Mercoledì al sabato: 17.00- 20.00 e su appuntamento
- (BiblioMediateca Provinciale)- dal lunedì al venerdì: 9.30-12.30 – 15.30-17.30

La mostra sarà realizzata con il patrocinio della Provincia di Benevento


info : www.artsevents.it



Mostra Paesaggio in cornice



Paesaggio in cornice



Michele Acciali
Emma Sofia Bandini
Beatrice Brienza
Irene Calderoni
Sara Campagnini
Martina Carpi
Giulia Cocchi
Arianna Gea Gaudiello
Debora Masetti
Francesco Prati
Laura Serafini
Annalisa Simonini
Nicolò Valicelli



classe IV sez. B Pittura e Decorazione Pittorica del
 Prof. Antonio Borzì
 ISART
Istituto Superiore Artistico


4 giugno - 4 agosto


a cura di
Caterina Morelli

Inaugurazione
venerdì 4 giugno ore 18.30





un progetto di
INA ASSITALIA PER I GIOVANI




INA Assitalia
Agenzia Generale Bologna Centro

Via de' Pignattari, 3 Bologna
Telefono: 051 6405282
E-mail: relazionipubblico@inabologna.it
Orari: lunedì-giovedì, 9.00-13.00 14.30-17.30, venerdì, 9.00-13.00

-----------------------------------------------
Comunicato



Italia, paese per vecchi? Non si direbbe, stavolta. La ricetta è presto fatta. Si prende un vecchio tema, ma di quelli assai classici. Si aggiunge l'utilizzo della tecnica ad olio, e in uno spazio si mescolano assieme le opere di 13 studenti. Mesdames et messieurs, ecco a voi Paesaggio in cornice, realizzato dagli studenti della IV B dell'Istituto d'Arte di Bologna.
 
 
 
Annalisa Simonini, Ritorno a casa. A bordo di un'auto, seduti sul sedile di un treno, rosseggia il tramonto che non segna solo la fine del giorno, ma anche quella di un viaggio, mentre con lo sguardo si cerca la propria città dove sempre si torna. Sulla via verso casa si staglia netta, ma avvolta da echi di fiaba la sagoma del santuario, stabile come in un ritorno a sé stessi.
 
Sara Campagnini, Senza titolo. La visuale è stretta dai monti, che dominano tutt'attorno con l'imponenza delle vette, e lo sguardo oppresso dall'oscurità della notte. Ma il chiarore lunare può squarciare il velo nero, illuminando maestosamente il volo di un'aquila, lontana dagli stormi.
 
Martina Carpi, Visione di altri piani. Il verde di una testuggine domina tutto l'insieme, unica testimone animale nuotante in una danza di colore. I cromatismi del blu si rincorrono tra il fondale marino e il cielo fiammeggiante, illuminati dalla cornice dove i toni acidi si alternano a formare un contorno vegetativo, per metà palustre e sommerso, per l'altra incantato e animato.
 

Giulia Cocchi, Soul. Non basta solo il mare a definire il paesaggio. E nemmeno una donna dal volto scuro, il cui abito dalla fitta tramatura si fonde tra sabbia e cielo. Stretta in un oblò e inghiottita da un valzer di parole, la staticità dello spazio sembrerebbe poter iniziare a girare vorticosamente, fino a raggiungere un'altra dimensione.
 
Debora Masetti, Ospiti a colazione. Bianco, materia, spatola, pennello. E lo sguardo che si concentra su oggetti quotidiani, negli interni di una casa, col gusto classico della rappresentazione di una natura morta. Ma quegli oggetti immobili e senza vita, divengono materia pulsante, restituendo identità a oggetti e stoviglie testimoni di un invito mattutino, sui quali l'attenzione quotidiana scivola frettolosamente.
 
Francesco Prati, Bouquet in nero. Quando si gioca con gli stili, può accadere che un mazzo di fiori si apra inaspettatamente su di un velo nero. Un omaggio floreale sembra fluttuare nell'oscurità dello sguardo, racchiuso dalla cornice realistica che si assembla arditamente alle sfumature cupe e all'esplosione di colore.
 
Irene Calderoni, Sogno e testa. Il racconto ha inizio con una piccola casa, circondata dalla vegetazione, nei pressi delle rive di un fiume placido e i colori del cielo che virano verso l'azzurro. Ma è impossibile impedire l'arrivo dell'inquietudine, del perturbante fiabesco: bulbi oculari osservano a distanza la tranquillità apparente, forse solo un'illusione.
 
Beatrice Brienza, Frame. Echi di bosco connotano il paesaggio, nella consuetudine di una fetta di natura composta da alberi e cielo. Ed ecco che a sorpresa una natura morta si insinua nella cornice, ornandola di frutta e monili femminili, romantici come le fronde che la racchiudono con grazia.
 
Michele Acciali, Stramberìa. Apocalittico o ordinario? La natura è diventata di cristallo e acciaio, ed estende verso l'alto le sue propaggini cementizie. Nulla lascia presagire catastrofi né cupe vicissitudini: resta solo un senso di vertigine.
 
Arianna Gea Gaudiello, Gli occhi e il paesaggio. Una bocca fagocita le immagini di una strada. Che accade? Qualche palazzotto rimane illeso. Però altre forme rotolano sul cemento, assemblandosi in un puzzle di tondi e frastagliati, concime per un tronco dai rami tentacolari.
 
Nicolò Vallicelli, L'alba e il tramonto dell'uomo. Gli scuri legnosi aprono un interno soffocante verso l'esterno. Esterno che esplode in una lingua infuocata, palpitante e gonfia. Uno sguardo si interroga, alla ricerca di altri occhi, senza trovare risposta.
 
Emma Sofia Bandini, Senza titolo. Sulla scia lunare, una barca si indirizza verso il largo, l'altrove. Potrebbe forse raggiungere una terra decorata da palmizi, esotica e distante, dove i fiori esplodono in forme sconosciute e selvagge. O forse solo restare ormeggiata distante dalla riva, beandosi del sereno chiarore notturno.
 
Laura Serafini, E' un furetto. Certamente, è un furetto a guardare, o meglio spiare da una finestrella che pare un varco aperto in una galleria autostradale. Ma il suo padrone non dev'essere troppo distante, compiaciuto dal condividere con la capricciosa bestiola il rassicurante paesaggio, caldo e immobile.
 
Sara Dragani
 
 
 
 
 
 
 
 

mercoledì 26 maggio 2010

MARIA CILENA CONTEMPORARY ART: Cristina Pavesi, PERCORSI TEMPORALI

mostra personale di Cristina Pavesi

PERCORSI TEMPORALI                         

Inaugurazione:  23 giugno dalle ore 18,30 alle 21

Durata: 23 giugno – 20  luglio 

                                                                                                         

                                                                   

Mercoledì  23 giugno  presso la galleria Maria Cilena si inaugura la mostra di Cristina Pavesi.

PERCORSI TEMPORALI . Insieme a un video presenta un lavoro inedito che è il condensato di tutti i percorsi e gli attraversamenti del suo vivere nel fare arte.   

I lavori in mostra sono mandala che si sviluppano da un centro e il cui diametro accresce nel tempo.

Cristina Pavesi, ci racconta "Piego ogni pagina senza ansia di controllo, come per convincermi, piega dopo piega, che col mio fare costruisco il mio essere e non lo disperdo, ma lo concentro all'interno di una spirale che rappresenta il tempo, il mio tempo. Spendendolo in una "futile" attività creo la rappresentazione concreta del mio tempo trascorso.

Sono sempre stata ossessionata dal tempo che scorre, per questo la tecnica del video mi ha subito affascinata in quanto qui l'elemento dello scorrimento temporale è evidente e può essere anzi accentuato maggiormente. 

Allo stesso tempo pensavo alla possibilità di opere capaci di racchiudere il senso del tempo che scorre, che andassero oltre l'artificio del video.

Pensavo all'immagine che mi ero fatta di quel bambino autistico descritto da Bettelheim nel suo libro "La fortezza vuota": disegnava e strappava in modo circolare e continuo, dai bordi al centro, la carta del suo foglio, in un'unica striscia. Poteva questa astrusa attività dare un senso al suo operare, alla sua vita?

Pensavo al concetto della trasformazione di Jung, trasformazione della propria personalità, intesa come ampliamento ed espansione della stessa, dovuta all'accettazione del cambiamento e delle esperienze che hanno arricchito il passato.

Così  ho voluto concentrarmi sulle carte raccolte nella mia vita: disegni, dipinti, appunti, riviste, giornali d'arte, così sempre avidamente letti.

Ho ridotto queste carte in linee di poco spessore, ogni foglio strappato, ripiegato, attaccando poi una striscia all'altra resa quindi come unica striscia temporale arrotolandola su se stessa a spirale. Operazione infinita: tagliare, strappare, unire, incollare, arrotolare ossessivamente, come per trovare, nel tempo, un senso attraverso il mio operato ossessivo.

e nel continuare  si racconta.

I mandala che partono da un centro e si sviluppano verso l'esterno ne sono il risultato visivo. Condensati di tempo trascorso, di immagini e parole che mi appartengono ormai. Così i mandala diventano una necessità di sopravvivenza, una risposta al cercare un ordine alle cose, ai pensieri; l'operare in questo modo diventa un atto meditativo che trova forma.

Il tempo trascorso ha costruito la mia vita, mi ha regalato una mia identità, l'intervallo di tempo trascorso è stato importante così come lo è, ora, riorganizzare l'esperienza del passato in un altra, dandole una nuova vita dentro ad una forma reale piegando, incollando, arrotolando... 
 

Galleria MARIA CILENA

Studio per l'arte contemporanea

VIA C. FARINI   6    MILANO  20154

TEL. 02 29013026   FAX.  02 62027292

www.mariacilena.it - info@mariacilena.it  

aperta da martedì a venerdì - ore 15,30-19,30 
 

per saperne di più 

I lavori in mostra sono mandala che si sviluppano da un centro e il cui diametro accresce nel tempo.

Piego ogni pagina senza ansia di controllo, come per convincermi, piega dopo piega, che col mio fare costruisco il mio essere e non lo disperdo, ma lo concentro all'interno di una spirale che rappresenta il tempo, il mio tempo. Spendendolo in una "futile" attività creo la rappresentazione concreta del mio tempo trascorso.  

Ma che cos'è un mandala?

"Mandala è una parola sanscrita che significa "cerchio" o "circolo". Il cerchio è un simbolo universale rappresentante il Sole o la Luna e la Ruota, intesa come simbolo del Tempo ciclico. Il cerchio fu ritenuto un potente campo di energia psicofisica, una sorta di area sacra.

Il mandala diventa uno specchio che riflette, amplificandola, l'immagine psichica del meditante, diventando così l'oggetto specifico della meditazione. Lo scopo è quello di giungere all'autocontrollo della sfera mentale e psichica. L'adepto inizia con la fase del "raccoglimento" che consiste nel controllo della mente per rallentare il turbinio dei flussi mentali, sensazioni e associazioni mnemoniche, parole, immagini che costituiscono lo stato ordinario della mente ed impediscono una condizione mentale di lucidità e centralizzazione.

I mandala servono da sostegno iconografico alla meditazione e come forma di "difesa" dalle distrazioni e tentazioni mentali. Concentrazione vuol dire fissare senza oscillazioni un singolo punto in modo da rendere la mente immobile. Lo stato ideale è lo "svuotamento" della mente, tanto vuota da non essere cosciente di esserlo. La struttura formale del mandala favorisce il processo di vuoto, poiché il suo tracciato conduce l'attenzione verso il punto centrale. Disegnare un mandala quando se ne ha la necessità significa dare a se stessi l'opportunità di "fare il punto", di verificare la propria posizione, nella metafora della vita come navigazione per definire l'orientamento in modo da procedere nella giusta direzione tenendo la rotta, nel mare sconfinato della mente e dell'anima umana."

Antonio Monroy, Mandala, in cerca del proprio centro. 
 

ART SHOW MANDALA

E' dell'ottobre del 1991 la prima guida delle mostre da me posseduta, poche pagine scritte in grande e blu con le cartine verdi, segni a penna evidenziano mostre viste o da vedere, programmazioni di pomeriggi passati ad andare da una mostra all'altra per una formazione autogestita basata su curiosità ed interessi.

Leggo di gallerie sparite, altre sempre presenti uguali a se stesse.

Questi artshow rappresentano per me dei piani di conquista del mondo dell'arte, da allora ad oggi, mese dopo mese, in modo costante.

Una intera raccolta di opuscoli lunga diciassette anni, quasi centonovanta numeri ai quali ho sfilato le pagine, piegandole, incollandole, alla ricerca di un ordine temporale. 
 
 
 

EXIBART MANDALA

Un mandala fatto nel tempo racchiude notizie che ho letto, sfogliato, introiettato. Rivedo, piego, inglobo, arrotolo; ogni notizia letta come un mantra trova ora una sua collocazione, entra a far parte di un'opera che supera la precarietà della carta stampata.

Il concetto di riciclo è ampio, non si tratta solo di materiale, la carta di giornale ad esempio, ma sono le cose scritte e quelle pensate nella lettura che si riciclano nell'esercizio manuale e trovano così una nuova dimensione.

Il processo diventa una necessità di sopravvivenza, una risposta al cercare un ordine alle cose, ai pensieri, diventa un atto meditativo che trova forma e sede in un lavoro necessario per chi lo fa e per chi sa provare empatia con esso. 

RIVISTE MANDALA

C'è stato un tempo nel quale pensavo che leggere ogni singolo articolo, ogni singola recensione, ogni singola opinione su mostre ed artisti mi sarebbe stato utile e necessario, come in una sorta di fede in una lettura quale fonte di ispirazione. Ora mi rendo conto che non è stato importante ciò che ho letto, ma il tempo trascorso a farlo, proprio quello e non altro, quel tempo che ha costruito la mia vita in quella direzione e non in un altra mi ha dato una mia identità. L'intervallo di tempo così trascorso è stato importante così come lo è per me, ora, riorganizzare quell'esperienza in un altra, dandole una nuova forma reale piegando, incollando, arrotolando...

I

MANDALA DI INCISIONI

Nel 1989, finita l'Accademia, mi sono iscritta ad una scuola di incisione per tre anni; tutti i pomeriggi andavo lì, nella sede del mio ex liceo artistico ad imparare a stampare. Calcografia, xilografia, litografia, così per tre anni tutti i giorni, poi ho preso il torchio e ho continuato a stampare in studio. Nel 1996 è nata l'Elisa, la tenevo nel marsupio e continuavo a stampare. Mi chiedo se non fosse un'ossessione, alla ricerca di un segno grafico che parlasse da solo, sciolto da ogni riferimento iconografico.

Ora di quelle stampe ho scelto di tenere solo una copia mentre sacrifico le altre per fare dei mandala preziosi, così come possono esserlo delle raffinate stampe calcografiche.

Questi mandala hanno rappresentato un lungo periodo della mia vita che si è concluso smettendo improvvisamente di stampare per seguire altri interessi: la foto digitale, il video, il computer. 

MANDALA DI ACRILICI SU CARTA

Anni in studio a sperimentare un "segno vegetale" con una tecnica inventata che consisteva in speciali impronte di fili di paglia e d'erba, prima astratti, poi alla ricerca di segni verbali. Ora riapro i cassetti e scelgo fogli da strappare, ordinatamente, per creare opere di trasformazione. Un po' alla volta il diametro aumenta, il centro è solo carta avvolta su se stessa come i rotolini fatti da bambina con le stelle filanti. 

MANDALA DI APPUNTI

Fogli di blocchi e di quaderni scritti a mano con riassunti di libri letti, appunti, note. La tensione a cogliere verità universali attraverso la scrittura è resa ancora più pregnante dall'avvolgimento dei fogli chiusi su se stessi, perciò la verità rimane nascosta. 
 
 
 

AGENDINE MANDALA

Da anni scrivo appuntamenti ed impegni su piccole agendine che ora ho sfogliato, arrotolato ed incollato come a voler esprimere un tempo ormai non più consultabile. 
 
 
 
 
 

IL GIARDINO DI POLITI

Nei lunghi anni di abbonamento a Flash Art ho ricevuto anche quella che Politi chiama la "bibbia dell'arte". L'aspirazione a contenere tutti nomi del sistema arte a livello mondiale è un' utopia resa possibile da una piccola pubblicazione annuale che sfrutta l'ego dell'artista, del critico, del gallerista che vuole "esserci". Anch'io sono stata intrappolata nella rete dal mio ego ed ora questo lavoro ne è la presa di coscienza, lenta e paziente, che con lo strappo e l'arrotolamento, pagina per pagina, crea dei rotoli fatti delle illusioni di cui mi sono nutrita. 

MANDALA D'ORIENTAMENTO

Avevo tenuto cartine di città visitate o visitabili nel futuro, insieme a depliant turistici e d'alberghi, le ho volute arrotolare insieme per trovare un unico centro a queste rappresentazioni di spazi che un tempo hanno contenuto me stessa o avrebbero potuto contenermi, almeno nelle speranze ed aspettative, come nel caso della cartina di New York. 

ARTE MANDALA

Sono stata abbonata alla rivista Arte per quattro anni proprio quando stavo finendo l'Accademia e decidevo di "fare l'artista", sentivo il dovere di informarmi su ciò che si stava facendo. Solo oggi dopo vent'anni ho risfogliato le riviste per farne un mandala  e mi sono resa conto che l'unico valore espresso era rivolto al mercato ed alla pubblicità.

Ne è risultato il mandala più grande e certamente il più pesante. 

BIENNALE MANDALA

Quest'anno ho voluto fare un piccolo mandala con le cartine della Biennale, i comunicati, gli articoli di giornali e riviste. 

PALLE DI POLVERE, PALLE DI CENERE

Al di là dell'uso della carta per qualche anno ho voluto riciclare anche la polvere raccolta nella mia casa e la cenere raccolta nel mio camino quasi per un'esigenza di non voler buttare nulla di me, delle mie esperienze, salvando anche ciò che normalmente viene considerato un rifiuto. 

PICCOLE SCULTURE

Alcune piccole sculture, varie decine fatte nel corso di un paio d'anni, mi hanno permesso di plasmare la creta come fosse un materiale malleabile facente parte di me, ricostruendomi così con forme antropomorfe pezzo per pezzo. 

RITRATTO DI FAMIGLIA

Un'opera questa durata per cinque anni, tempo utile e necessario per tenere ed arrotolare su se stessi tutti gli scontrini e le ricevute di pagamenti familiari in modo da riempirne uno scatolone di latta. 
 



Mostra: Paesaggio in cornice



Paesaggio in cornice



Michele Acciali
Emma Sofia Bandini
Beatrice Brienza
Irene Calderoni
Sara Campagnini
Martina Carpi
Giulia Cocchi
Arianna Gea Gaudiello
Debora Masetti
Francesco Prati
Laura Serafini
Annalisa Simonini
Nicolò Valicelli



classe IV sez. B Pittura e Decorazione Pittorica del
Prof. Antonio Borzì
ISART
Istituto Superiore Artistico


4 giugno - 4 agosto


a cura di
Caterina Morelli

Inaugurazione
venerdì 4 giugno ore 18.30





un progetto di
INA ASSITALIA PER I GIOVANI




INA Assitalia
Agenzia Generale Bologna Centro
Via de' Pignattari, 3 Bologna Telefono: 051 6405282 E-mail: relazionipubblico@inabologna.it
Orari: lunedì-giovedì, 9.00-13.00 14.30-17.30, venerdì, 9.00-13.00

-----------------------------------------------

Comunicato


Italia, paese per vecchi? Non si direbbe, stavolta. La ricetta è presto fatta. Si prende un vecchio tema, ma di quelli assai classici. Si aggiunge l'utilizzo della tecnica ad olio, e in uno spazio si mescolano assieme le opere di 13 studenti. Mesdames et messieurs, ecco a voi Paesaggio in cornice, realizzato dagli studenti della IV B dell'Istituto d'Arte di Bologna.


Annalisa Simonini, Ritorno a casa. A bordo di un'auto, seduti sul sedile di un treno, rosseggia il tramonto che non segna solo la fine del giorno, ma anche quella di un viaggio, mentre con lo sguardo si cerca la propria città dove sempre si torna. Sulla via verso casa si staglia netta, ma avvolta da echi di fiaba la sagoma del santuario, stabile come in un ritorno a sé stessi.

Sara Campagnini, Senza titolo. La visuale è stretta dai monti, che dominano tutt'attorno con l'imponenza delle vette, e lo sguardo oppresso dall'oscurità della notte. Ma il chiarore lunare può squarciare il velo nero, illuminando maestosamente il volo di un'aquila, lontana dagli stormi.

Martina Carpi, Visione di altri piani. Il verde di una testuggine domina tutto l'insieme, unica testimone animale nuotante in una danza di colore. I cromatismi del blu si rincorrono tra il fondale marino e il cielo fiammeggiante, illuminati dalla cornice dove i toni acidi si alternano a formare un contorno vegetativo, per metà palustre e sommerso, per l'altra incantato e animato.

Giulia Cocchi, Soul. Non basta solo il mare a definire il paesaggio. E nemmeno una donna dal volto scuro, il cui abito dalla fitta tramatura si fonde tra sabbia e cielo. Stretta in un oblò e inghiottita da un valzer di parole, la staticità dello spazio sembrerebbe poter iniziare a girare vorticosamente, fino a raggiungere un'altra dimensione.

Debora Masetti, Ospiti a colazione. Bianco, materia, spatola, pennello. E lo sguardo che si concentra su oggetti quotidiani, negli interni di una casa, col gusto classico della rappresentazione di una natura morta. Ma quegli oggetti immobili e senza vita, divengono materia pulsante, restituendo identità a oggetti e stoviglie testimoni di un invito mattutino, sui quali l'attenzione quotidiana scivola frettolosamente.

Francesco Prati, Bouquet in nero. Quando si gioca con gli stili, può accadere che un mazzo di fiori si apra inaspettatamente su di un velo nero. Un omaggio floreale sembra fluttuare nell'oscurità dello sguardo, racchiuso dalla cornice realistica che si assembla arditamente alle sfumature cupe e all'esplosione di colore.

Irene Calderoni, Sogno e testa. Il racconto ha inizio con una piccola casa, circondata dalla vegetazione, nei pressi delle rive di un fiume placido e i colori del cielo che virano verso l'azzurro. Ma è impossibile impedire l'arrivo dell'inquietudine, del perturbante fiabesco: bulbi oculari osservano a distanza la tranquillità apparente, forse solo un'illusione.

Beatrice Brienza, Frame. Echi di bosco connotano il paesaggio, nella consuetudine di una fetta di natura composta da alberi e cielo. Ed ecco che a sorpresa una natura morta si insinua nella cornice, ornandola di frutta e monili femminili, romantici come le fronde che la racchiudono con grazia.

Michele Acciali, Stramberìa. Apocalittico o ordinario? La natura è diventata di cristallo e acciaio, ed estende verso l'alto le sue propaggini cementizie. Nulla lascia presagire catastrofi né cupe vicissitudini: resta solo un senso di vertigine.

Arianna Gea Gaudiello, Gli occhi e il paesaggio. Una bocca fagocita le immagini di una strada. Che accade? Qualche palazzotto rimane illeso. Però altre forme rotolano sul cemento, assemblandosi in un puzzle di tondi e frastagliati, concime per un tronco dai rami tentacolari.

Nicolò Vallicelli, L'alba e il tramonto dell'uomo. Gli scuri legnosi aprono un interno soffocante verso l'esterno. Esterno che esplode in una lingua infuocata, palpitante e gonfia. Uno sguardo si interroga, alla ricerca di altri occhi, senza trovare risposta.

Emma Sofia Bandini, Senza titolo. Sulla scia lunare, una barca si indirizza verso il largo, l'altrove. Potrebbe forse raggiungere una terra decorata da palmizi, esotica e distante, dove i fiori esplodono in forme sconosciute e selvagge. O forse solo restare ormeggiata distante dalla riva, beandosi del sereno chiarore notturno.

Laura Serafini, E' un furetto. Certamente, è un furetto a guardare, o meglio spiare da una finestrella che pare un varco aperto in una galleria autostradale. Ma il suo padrone non dev'essere troppo distante, compiaciuto dal condividere con la capricciosa bestiola il rassicurante paesaggio, caldo e immobile.


Sara Dragani



--
Caterina Morelli
e-mail: caterinamorelli@interfree.it
web: http://caterinamorelli.interfree.it



Palazzo Ducale Gubbio: Oscar Piattella, la mostra

 Palazzo Ducale di Gubbio ospita la mostra di Oscar Piattella




 

Mostra

PIATTELLA

OPERE

1958 - 2010

 

Promossa e organizzata dalla Inveco Holding SpA, in collaborazione con il Comune di Gubbio, sabato 12 Giugno 2010, alle ore 18, presso Palazzo Ducale di Gubbio si inaugurerà la mostra d­i Oscar Piattella dal titolo "PIATTELLA. OPERE 1958 – 2010" a cura di Andrea Emiliani.

 

Saranno esposte oltre 60 opere realizzate dal 1958 al 2010, più una serie di carte ed alcune ceramiche.

 

La mostra, che potrà essere visitata fino al 30 settembre 2010, ha un Comitato scientifico composto da Massimo Cacciari, Luca Cesari, Fabrizio D'Amico, Andrea Emiliani e Sandro Parmiggiani.

 

Inoltre, si avvale del Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici dell'Umbria, della Regione Umbria, della Provincia di Perugia e del Comune di Gubbio.

 

Inveco Holding SpA ringrazia gli Sbandieratori di Gubbio.

                            

La mostra ha una scansione "cronologica" e prende in considerazione alcuni periodi particolarmente significativi dell'attività dell'artista marchigiano: attraverso un percorso che si snoda nelle suggestive sale del piano superiore del Palazzo Ducale, il visitatore potrà facilmente "leggere" la sua evoluzione stilistica e formale.

 

Il criterio scelto per l'esposizione eugubina è il "mezzo secolo" di lavoro di Piattella: motivo conduttore è l'uso di materiali ricorrenti e la definizione strutturale della superficie del quadro che, partendo da una griglia più o meno regolare, arriva ad una pronunciata libertà espressiva.

 

Le materie utilizzate sono quelle che hanno caratterizzato, sin dalla prima mostra alla Galleria dell'Ariete a Milano nel 1958, il linguaggio di Piattella, man mano arricchite attraverso una ricerca ancora aperta.

Sono presenti le sabbie, gli ossidi, le polveri  di marmo, le grafiti, i tufi, l'oro bianco e giallo, le polveri perlescenti e di mica dorata, le madreperle e le graniglie, conchiglie varie tritate, brecce, pomice, carbone, coccio pesto ecc.

 

A proposito di Piattella, il curatore Andrea Emiliani afferma: "Difficile dire quanto Piattella rientri nell'antico rapporto tra uomo e materia, mediato dalla mente altrettanto che dalla prassi, e cioè dalla mano esecutrice.

Senza ricorrere a spiritualismi eccessivi, vale la pena di ricordare che la pietra, i conci, le genghe, la roccia spezzata, insieme con la raffinatissima cucitura delle ferite strutturali, sono - nel momento stesso in cui si osservano - vere e proprie eversioni espressive, strumentalità di officina e di teatro. Infatti, lo constatiamo una volta ancora, la pietra di Piattella è sostituita, doppiamente da tela e rena, legno tagliato di filo, farina di conchiglie nobili.

C'è in questa volontà che distingue tra essere ed apparire un teatrale scambio di parti che invade proprio la Wunderkammer espositiva – la stanza delle meraviglie che è proprio la mostra – e la trasferisce sull'orizzonte delle apparenze eterne. Fantasia, poesia, trasmutazione. Metafora.

Ogni stagione, nella vita degli artisti più sensitivi, ha il suo scrittore. E qui mi sembra che sia necessario invocare Fabrizio D'Amico, che apre con una pagina dilatata e serena anche sul nuovo esordio, improvviso, d'una natura riassunta nella luce liquefatta della nuova serie degli acquerelli. Sì, perché bisogna tener conto del fatto che la filiera delle invenzioni stilistico-pratiche del vecchio farmacista-alchimista, passa attraverso una quantità pressoché inesauribile di trattamenti (trattative) con i mezzi materici, tali da rivelare segmenti operativi di innovazionee d'improvviso abbandono, e di reinvenzione successiva". 

 

Il catalogo edito da L'Arte Grafica Edizioni, contiene i testi di Massimo Cacciari, Luca Cesari, Fabrizio D'Amico, Andrea Emiliani, Sandro Parmiggiani ed i contributi dei poeti Yves Bonnefoy, Tiziano Broggiato, Anna Buoninsegni, Enrico Capodaglio, Maurizio Cucchi, Gianni D'Elia, Eugenio De Signoribus, Franco Loi, Bernard Noël, Feliciano Paoli, Umberto Piersanti, Fabio Scotto e Maria Luisa Spaziani.   

 

Oscar Piattella, nato a Pesaro nel 1932, è protagonista negli anni '50, con Arnaldo e Giò Pomodoro, Vangi, Sguanci, Nanni Valentini, di quella felice esperienza pesarese che riceve attenzione e consenso unanime.

Dopo un inizio figurativo Piattella sposta sempre più la sua attenzione verso il movimento "informale", seppur interpretato con originale sensibilità: periodo contrassegnato da prestigiose mostre in Italia e all'estero e dal contatto con grandi personalità come Burri, Fontana, Castellani, Andrea Cascella, Nigro, Tancredi, Dangelo, Sottsass, il fotografo Mulas.

 

Affascinato dalla complessità dell'interazione tra spazio e tempo, natura e uomo, Piattella ha sviluppato sempre più una passione per la matericità, nella misura in cui la ricchezza dei materiali grezzi stimola la memoria delle radici umane.

 

Da alcuni anni volge la sua energia ed i suoi interessi verso la poesia stabilendo rapporti di lavoro con importanti poeti: di Anna Boninsegni illustra il libro di poesie "Itinera", realizza una plaquette con Mario Luzi e per le "Edizioni Unaluna" un' antologia sull' azzurro con un saggio di Bonnefoy; sempre con Bonnefoy per le "Edizioni del Bradipo" realizza il volume "La Maison Natale", prefato e tradotto da Fabio Scotto con sei tavole originali; il poeta Gianni D' Elia nel catalogo della mostra "Sentire la materia", gli dedica un saggio ed una poesia e insieme realizzano "L'Amore delle cose" per le "Edizioni Unaluna", libro d'arte con tredici tavole originali; con il poeta Fabio Scotto per le "Edizioni L' Attentive" e tradotto da Bernard Nöel realizza il libro fatto interamente a mano "Il volto ignoto" con due pastelli ed alcuni altri interventi.

Bonnefoy, nel catalogo della mostra personale che la città di Pesaro gli dedica nel 2002 a Palazzo Gradari, è presente con un importante saggio; Fabio Scotto interviene con un saggio ed una poesia nella personale che il Comune di Sassoferrato gli organizza nel 2004. Ed ancora, Fabio Scotto è autore della prefazione dei tre volumi de "La divina commedia" illustrata con cento tavole originali per le "Edizioni SPM".

 

NOTIZIE RIEPILOGATIVE

 

Titolo mostra: Piattella. Opere 1958 – 2010

A cura di: Andrea Emiliani

Comitato scientifico: Massimo Cacciari, Luca Cesari, Fabrizio D'Amico, Andrea Emiliani e Sandro Parmiggiani

 

Inaugurazione: sabato 12 Giugno, ore 18

Sede: Palazzo Ducale di Gubbio

Durata: 12 Giugno – 30 Settembre 2010

Orario: dal martedì alla domenica 8,30 – 19 continuato   chiuso il lunedì

Biglietto d'ingresso: euro 2,00 intero 

 

Catalogo: L'Arte Grafica Edizioni - formato 24,5 x 28,5 – pagine 194 – prezzo Euro 30,00

 

Coordinamento mostra: Olga Albanese, Anna Buoninsegni

 

Progetto espositivo: Nello Teodori

 

Informazioni al pubblico:

Comune di Gubbio

Ufficio Informazioni Turistiche  - Tel. 075 9220693   Fax 075 9273409

info@iat.gubbio.pg.it

 

Palazzo Ducale   Tel. 075 9275872

 

Sito Web:

www.oscarpiattella.it

www.gruppoinveco.it

 

 

Ufficio Stampa:

Patrizia Cavalletti Comunicazione
Tel. 075 5990443 

info@patriziacavalletticomunicazione.it  

 

 

 

 

martedì 25 maggio 2010

Roma: Maxxi, museo nazionale arti XXI secolo


Roma. Si inaugura il Maxxi, il museo nazionale delle arti del XXI secolo. Mah!

Roma, 25 Maggio 2010. Si inaugura, a giorni, il Maxxi, il Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, opera dell'architetto Zaha Hadid.

Diciamo subito che siamo perplessi. Innanzitutto, non comprendiamo il motivo di fondo, cioe' la necessita di costruire un museo delle arti contemporanee. A Roma c'e' gia' il Macro, il Museo di Arte Contemporanea, con progetti di espansione.

C'era e c'e' cosi' tanta richiesta di musei di arte contemporanea?

Il secondo motivo sono i costi: 150 milioni di euro per costruirlo e non si sa quanti per gestirlo, genera preoccupazione.
Veniamo alla struttura.
Belli gli spazi interni ma non ci sembrano funzionali alla destinazione d'uso che e' quella di esporre opere, in particolare quadri: su superfici curve diventa problematico. L'esterno e' incombente, opprime ed estranea. Nicolai Ouroussoff, il critico di architettura del New York Times, ha scritto: "scuote la città come un rombo di tuono, riportandola nel presente. Le sue linee sensuali sembrano catturare le energie della citta' portandole nel suo ombelico, rendendo timido tutto ciò che si trova attorno.."

Vero, e' fuori luogo in un quartiere dei primi del novecento e non riqualifica il tessuto urbano circostante.  Sara' ulteriore motivo di visita alla Citta' Eterna, insieme al Colosseo e a San Pietro? Il Guggenheim di Bilbao (Spagna) ha svolto questa funzione.

Succedera' per il Maxxi?


Primo Mastrantoni, segretario Aduc

COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC
Associazione per i diritti degli utenti e consumatori
Email aduc@aduc.it
Tel.055290606
Ufficio stampa: Tel.055291408

--
Postato su IL COMUNICATO STAMPA by
www.CorrieredelWeb.it

lunedì 24 maggio 2010

Kandinsky, Chagall, Matisse, Miro'

Palazzo dei Diamanti dedica la mostra di primavera ad una figura chiave della scena artistica del secondo Novecento. Amico di maestri come Bonnard, Matisse, Léger, Braque, Chagall, Miró, Calder e Giacometti, Aimé Maeght fu un editore di fama e soprattutto il fondatore a Parigi di una delle gallerie più innovative del secolo, nonché, a Saint-Paul de Vence, della Fondazione Marguerite e Aimé Maeght, un tempio dedicato alla creazione artistica e un crocevia internazionale di pittori, scultori, scrittori, musicisti e intellettuali.
Aimé Maeght promosse l'attività di maestri affermati e contribuì alla nascita di una nuova stagione della loro arte incoraggiandoli a utilizzare, oltre alla pittura, altri linguaggi. Nello stesso tempo si dimostrò attento alle ricerche delle generazioni più giovani, dando prova di saper competere con le gallerie americane protagoniste del rinnovamento artistico del secondo dopoguerra. Inoltre, la sua instancabile attività di editore attrasse grandi personalità del mondo artistico e intellettuale, dal cui confronto nacquero straordinarie creazioni collettive.
Per approfondire la conoscenza di questo affascinante capitolo della vita artistica e culturale del secondo dopoguerra, Ferrara Arte organizza la mostra Da Braque a Kandinsky a Chagall. Aimé Maeght e i suoi artisti, la prima in Italia dedicata alla Galleria Maeght e alle vicende che ne hanno segnato la storia. L'esposizione, a cura di Tomàs Llorens e Boye Llorens, è anche l'occasione per studiare un aspetto della storia dell'arte del Novecento fino ad oggi poco indagato ma assolutamente fondamentale: il mercato dell'arte e i suoi principali animatori, i mercanti e i galleristi.
Oltre cento opere, soprattutto dipinti, ma anche sculture, ceramiche, disegni, incisioni, fotografie d'epoca e volumi illustrati delle Edizioni Maeght, permettono di ripercorre il ventennio d'oro che va dall'apertura della galleria parigina nel 1945 all'inaugurazione della Fondazione nel 1964.
La rassegna è suddivisa in sezioni tematiche, legate tra loro dai numeri della rivista Derrière le miroir, le cui uscite accompagnavano ogni esposizione con funzione di catalogo, coniugando creazioni letterarie e litografie originali.
Il tema della prima sezione della mostra è l'amicizia che univa Aimé e la moglie Marguerite ai propri artisti, un legame nutrito anche dalla sensibilità e dall'ospitalità che la donna seppe sempre dimostrare loro. Ne sono testimonianza i ritratti di Marguerite realizzati da Matisse nel 1944 e da Giacometti nel 1961, due icone che ne esaltano l'una il fascino della maturità, l'altra l'autorevolezza dell'età avanzata, nonché il bellissimo dipinto di Bonnard, Fanciulla distesa del 1921, che Marguerite custodiva nella propria camera.
Tramite la figlia di Matisse, Marguerite, nel 1945, Aimé conobbe Braque con il quale nacquero un'amicizia profonda e uno scambio fecondissimo. Il mercante incoraggiò l'artista a riaccostarsi alla litografia e acquistò la sua intera produzione, tra cui i grandi pannelli decorativi con motivi mitologici del 1931 e uno dei celebri Ateliers del 1950-51, considerati uno dei suoi vertici espressivi.
La terza sezione della rassegna è dedicata ad uno degli episodi che fecero più scalpore nella storia della galleria, l'esposizione Le Surréalisme en 1947 organizzata da André Breton e Marcel Duchamp. Vengono riproposti il catalogo con la provocatoria copertina ideata da Duchamp, su cui è applicata una protesi di seno femminile in gomma, e la celebre tela Superstizione – Serpente di Miró, una successione di motivi arcaicizzanti dipinti su una lunga striscia di tessuto.
In quell'occasione Aimé iniziò a collaborare con Giacometti, che, anche grazie alle mostre della Galleria Maeght, divenne una delle figure più rappresentative dell'arte del dopoguerra. I bronzi riuniti nella quarta sezione della rassegna, tra i quali La foresta del 1950 e tre delle celebri Femme de Venise del 1956, sono rivelatori della capacità dell'artista svizzero di trasmettere, con un linguaggio inedito, il senso di precarietà dell'esistenza umana.
Tra i grandi nomi che la Galleria Maeght rappresentò in esclusiva vi era anche Chagall. Aimé fu probabilmente affascinato dalla capacità dell'artista russo di esplorare tecniche diverse per dare forma al proprio mondo poetico: vedute parigine, il pittore con la tavolozza, coppie di amanti, galli fantastici, asini alati, violinisti e fiori provenzali sono i protagonisti delle ceramiche, delle incisioni, delle gouaches e dei dipinti presentati in mostra, tra cui il famoso Sole giallo del 1958.
A differenza della maggior parte delle gallerie dell'epoca, che sostenevano un'unica tendenza artistica, Maeght spaziò dall'arte figurativa a quella astratta, seguendo una propria poetica personale e una ricerca instancabile della qualità. È con questo spirito che in mostra vengono accostate due personalità molto diverse come Kandinsky e Léger: del primo sono presentate sia opere della fase del Bauhaus, inconfondibili nell'astrazione geometrica, sia un dipinto del periodo parigino, Nodo rosso del 1936, giocato sull'armonia di linee e forme fluide; del secondo spicca il trittico Grandi code di comete del 1930, che evoca il movimento del corpo celeste, richiamando tanto la sfera dell'immaginario quanto l'ambito scientifico.
Segue una raffinata sezione dal titolo Bianco e nero, che rende omaggio alla sensibilità di Maeght per le ricerche incentrate sull'economia dei mezzi espressivi. Ne è un esempio emblematico il grande Cespuglio realizzato su carta da Matisse nel 1951, un'immagine ad un tempo semplice e monumentale. Lo affiancano, per analogia, le litografie del più giovane americano Ellsworth Kelly, ispirate al giardino di Saint-Paul de Vence, e una scultura mobile di Calder, In piedi del 1972, in sintonia per forza ed essenzialità con il capolavoro di Matisse.
Calder era, assieme a Miró, uno degli artisti più vicini ad Aimé. Un legame confermato, tra l'altro, dal dono di nozze che lo scultore fece a suo figlio Adrien, il bellissimo Sommacco V del 1953, presentato in mostra assieme ai due singolari uccelli modellati in fil di ferro. L'amicizia con Miró è a sua volta testimoniata dalla tecnica mista Per i 70 anni di Aimé, esposta assieme a gouaches e olii, tra i quali Gioia di una fanciulla davanti al sole del 1960, che rivela il rapporto dell'artista catalano con le ricerche degli espressionisti astratti.
Nel giro di pochi anni la Galleria si era imposta come il principale punto di riferimento delle figure riconosciute come maestri del movimento moderno. Al contempo aveva scelto di rappresentare artisti meno noti, quali Pierre Tal-Coat e Bram van Velde, o talenti emergenti, come Kelly e Chillida, discostandosi ulteriormente, in questo, dall'orientamento prevalente nelle gallerie dell'epoca. Per tale ragione, la mostra propone un affascinante confronto generazionale, accostando opere di Léger e Chillida che trovano una comune fonte d'ispirazione negli elementi naturali: forme organiche per il primo, la terra per l'artista basco.
La rassegna si chiude con un'ampia sezione dedicata alla Fondazione, creata da Aimé e Marguerite in memoria del figlio Bernard morto prematuramente: una sorta di "opera d'arte totale", dove i diversi linguaggi espressivi dialogano tra loro. Una selezione di affascinanti foto storiche racconta la nascita e momenti della vita del complesso, che vide la stretta collaborazione dell'architetto catalano Josep Lluís Sert con Aimé e la sua cerchia di artisti, e le Nuits de la Fondation Maeght, animate dalla partecipazione di grandi nomi della musica e della danza contemporanea, da Duke Ellington a Karlheinz Stockhausen a Merce Cunningham. Accanto alle foto, a ricreare la straordinaria suggestione del luogo, vi sono i bozzetti di alcune delle sculture di Miró che popolano il labirinto da lui realizzato nel giardino, capolavori di Giacometti come Il cane, Donna in piedi I e Uomo che cammina I del 1960 e la spettacolare scultura mobile di Calder I tre soli gialli del 1965.

Angelo Di Dedda, Mostra personale


24 ORE AL GIORNO

personale di Angelo Di Dedda 

a cura di Alessandro Trabucco

Nur Gallery di arsprima

Presso Studio Artese

Corso Italia, 9 - Milano

 

Inaugurazione venerdì 4 giugno 2010 dalle ore 18.30 alle ore 21.30

Fine mostra 10 luglio 2010

 

Orari: da lunedì a venerdì su appuntamento  02 58308360 

Per informazioni: arsprima, Corso Italia n. 9,Milano, cell. 331 8773108;

                               www.arsprima.it         arsprima.press@gmail.com

 

I lavori di Angelo Di Dedda nascono dal quotidiano, dalle assidue frequentazioni con il proprio mondo, costituito dagli oggetti che lo identificano, 24 ore su 24. L'artista dipinge ciò  che conosce bene, che ha direttamente e sempre sotto mano, che vede tutti i giorni e che magari ignora per mesi, ma che lentamente emerge dall'indistinto a reclamare la sua attenzione. Senza mai assumere atteggiamenti auto celebrativi, Di Dedda non dipinge ciò che gli piace come se rappresentasse unicamente i suoi gusti e la sua personalità, né illustra l'idea dell'oggetto, e nemmeno ne riproduce l'aspetto comune e stereotipato; piuttosto dipinge l'oggetto concreto perché è lì di fronte a sé, quale elemento costitutivo di un insieme più complesso, anche perché può suscitare ricordi, emozioni, interessi, eventi. Ma la cosa più importante è che Di Dedda non lo ritrae "realisticamente", non ne fa una copia pedissequa e banale, non "duplica" la realtà, piuttosto crea commistioni tra la struttura fisica della cosa rappresentata e la sua personale interpretazione di essa, nata dalla fusione di effettivo ed immaginario, di esperienza concreta e di sublimazione di essa. E lo fa con una pittura spontanea e disinvolta, quasi istintiva ma ben controllata e "dosata", veloce e fresca ma non approssimativa, fluida ed essenziale ma senza indulgere ad un pedante e pesante descrittivismo. Ciò che interessa di più all'artista è catturare le forme senza farsi soggiogare da esse, ignorandole nel momento stesso in cui sembrano prendere il sopravvento, annullandone i volumi con campiture cromatiche ampie e piatte, quasi astratte, in modo da aggirare il pericolo di una banalizzazione della rappresentazione.

L'esecuzione, nella composizione di questi oggetti, è un perfetto esempio di pensiero a metà tra la figurazione e l'astrazione (se vogliamo utilizzare termini diretti e storicamente abbordabili), tra il riconoscimento oggettivo della forma e il suo fluttuare su fondi geometrici che quasi ne annullano l'identità e la dislocazione in uno spazio reale e temporale ben definito.

Nel lavoro di Di Dedda confluiscono interessi diversificati e ben delineati, combinati in modo da configurare un sistema rappresentativo completo e variegato. Il suo passato da writer lo si può individuare nell'uso disinvolto del segno e della parola.

 

Angelo Di Dedda, nato a Milano nel 1979, dove attualmente vive e lavora, si è diplomato all'accademia di Brera ed è l'ultimo artista entrato a far parte di arsprima.



----------
Da: carlo manicardi <arsprima.press@gmail.com>

AQUAE



Sabato 12 giugno 2010 dalle ore 18.30 la Tenuta Due Laghi, Loc.Campigliano 29, Rivodutri (Ri), inaugura, nell’ambito della Rassegna Annuale ExArte, la mostra d’arte contemporanea AQUAE, a cura di Barbara Pavan, con l’intervento critico di Luca Arnaudo, promossa da Studio7.it, con il Patrocinio del Comune di Rivodutri.
In mostra le opere di
Artemad, Fabrizio Berardi, Giovanni Chiarinelli, Gianfranco De Felice, Giacomo Demurtas, Massimo Falsaci, Filippo Maria Gianfelice, LuBott, Claire Nelson e Meri Tancredi.
Performances musicali del Duo Dexter (Alessandro Petrucci e Luca Venzano) e di
Luca Tosoni.

L’acqua non è solo un elemento vitale e indispensabile alla nostra vita. Nutre e disseta anche la nostra anima, si lega indissolubilmente in qualche modo ai nostri pensieri e ai nostri ricordi. Potrebbe sembrare un tema anche troppo facile per una mostra d’arte, ma i dieci artisti di AQUAE pur non eludendo un doveroso tributo poetico all’acqua, hanno reso protagoniste delle opere le istanze urgenti della contemporaneità: inquinamento, abuso, spreco.


Le due installazioni esterne di ARTEMAD, rimandano l’una ai pericoli di un’urbanizzazione selvaggia e indiscriminata che ci rende fragili ed in balìa di fatali eventi catastrofici, l’altra allo spreco sistematico e alla trasformazione di un elemento naturale in una fonte continua di inquinamento fino a diventare essa stessa rifiuto. I principi di rispetto ed economizzazione delle risorse non sono più negoziabili e l’urgenza di scelte coraggiose e costruttive non è più rimandabile. La gratuità e l’abbondanza dell’acqua ne offuscano il valore intrinseco, tanto che è nell’uso corrente dire che non c’è nulla di così facile come bere un bicchier d’acqua. L’opera fotografica di GIOVANNI CHIARINELLI riflette proprio sul significato delle parole che sottendono il grado di importanza che inconsciamente attribuiamo alle cose. Il bicchiere scheggiato e stretto nella morsa del filo spinato ricorda doverosamente che non sempre l’acqua è un bene scontato: milioni di persone non hanno accesso ad acque potabili o sicure; milioni di uomini soffrono la sete e ci sono luoghi in cui l’acqua è davvero un bene raro e prezioso e procacciarselo costa fatica e sofferenza. In un’altra opera in un bicchiere d’acqua purissima e trasparente galleggia un sottile strato nero di petrolio. Chiarinelli riesce con la forza di un linguaggio essenziale a dare una forma domestica ad una catastrofe reiterata di cui l’ultima immensa marea nera non è che uno degli innumerevoli episodi. Marea nera che ritorna anche nel Brutto anatroccolo di GIACOMO DEMURTAS realizzato riassemblando pezzi meccanici usati e inutili, originando una nuova forma di tutt’altro significato. Il principio ecologico del riutilizzo e del riciclo nelle intenzioni dell’artista, si scontra e si infrange contro questa catastrofe causata dall’incuria e dall’arroganza dell’uomo. L’anatroccolo ferito, avvolto e imprigionato nella spessa coltre nera, non si trasformerà nel meraviglioso cigno nero della fiaba. Con crudo e disincantato realismo, Demurtas ribadisce che senza un impegno serio e costante, la bellezza non avrà speranza. FABRIZIO BERARDI ci restituisce due diverse visioni del rapporto tra l’uomo e l’acqua. Quella delle società arcaiche, fondata su di un equilibrio di rispettoso utilizzo: all’acqua, madre e divinità, l’uomo riconosceva anticamente la magnanima generosità che consentiva la vita, temendone però la potenza e la forza distruttrice; e quella delle società industriali o post industriali in cui l’acqua è una merce, proprietà esclusiva degli uomini. Il carattere concettuale e sociologico dell’opera di MASSIMO FALSACI, – scrive Alessio Lucchini - articolata in due tele, propone l'acqua come altra soluzione possibile per recuperare il dialogo nel mondo svuotato di oggi. Da un lato l'uomo viene visto come un microcosmo abbandonato a contatti umani ridotti; dall'altro, il macrocosmo spersonalizzante degli scali-merce vede la realtà incanalata in numeri ordinati e la socializzazione continuamente soppiantata da sterili rapporti commissionali. L'acqua diventa uno strumento vivo ed efficace attraverso il quale si può rinsaldare e rafforzare quel flebile dialogo umano che rischia lo schianto nella desolazione. La forza dell’acqua trova voce nell’opera dei LUBOTT, La balena di Giona. In un tempo in cui l’uomo si erge a padrone e signore di tutti gli elementi, chi, se non l’uomo stesso, potrà salvare Giona dalla furia delle acque? Ecco, dunque, che il poderoso cetaceo biblico mandato da Dio in soccorso del profeta viene sostituito dallo scheletro di un prodotto industriale. Per salvare sé stesso e il proprio ambiente, l’uomo deve accettare e vincere la sfida che egli stesso ha lanciato. Sarà attraverso la sua intelligenza, la scienza, la tecnologia che dovrà elaborare nuove soluzioni e trovare un nuovo equilibrio, nuovi rapporti di forza tra sé e la natura. Nelle opere fotografiche di FILIPPO GIANFELICE l’indignazione violenta dell’acqua che ha travolto tutto, ha divorato la terra, si è ripresa repentinamente la sua libertà si cela dietro una silenziosa immobilità. E’ una bellezza tragica che nella calma irreale che segue all’ira devastante degli elementi, rimanda ad una dimensione in cui la vita e la morte giocano a rincorrersi, a volte si sfidano, a volte si sfiorano. A volte la vita soccombe. Altre volte la vita resiste. La fotografia di GIANFRANCO DE FELICE appare il tentativo estremo della bellezza di infiltrarsi tra lo squallore di cemento dei palazzi di periferia: un lembo di cielo che si insinua nello specchio d’acqua di una pozzanghera, stretta tra qualche rifiuto e una striscia di asfalto. CLAIRE NELSON, espone due sculture che rimandano un profondo senso di riappacificazione e di fusione, non solo con l’acqua, ma con tutti gli elementi dell’universo. Le due figure abbandonate, senza timori, senza conflitti, con la perfetta consapevolezza di essere, a pieno titolo, parte integrante del tutto. MERI TANCREDI propone un’opera complessa, frutto di una lunga ricerca storica e artistica, in ambito mitologico e religioso, del legame tra la donna e l’acqua. Due principi inesorabilmente associati alla nascita ed alla conservazione della vita, fino al traghettamento dell’anima oltre la morte. Un legame che dall’antichità ai giorni nostri si è coltivato in tutti i tempi ed in tutte le culture, tale da sovrapporre talvolta le due anime nella rappresentazione stessa della divinità.
La mostra sarà visitabile fino al 15 agosto 2010. Catalogo in mostra.

Scheda tecnica
Titolo Aquae
A cura di Barbara Pavan.
Intervento critico di Luca Arnaudo
Artisti Artemad, Fabrizio Berardi, Giovanni Chiarinelli, Gianfranco De Felice, Giacomo Demurtas, Massimo Falsaci, Filippo Maria Gianfelice, LuBott, Claire Nelson e Meri Tancredi.
Date 12 giugno – 15 agosto 2010
Inaugurazione 12 giugno 2010 ore 18.30
Sede espositiva Tenuta Due Laghi
Loc. Campigliano 29 – Rivodutri (Ri)
Ingresso libero
Catalogo in mostra
Coordinamento Studio7.it
www.associazionestudio7.it
Ufficio stampa Studio7.it e-mail studio7artecont@gmail.com
Info e-mail barbarart@tiscali.it Tel.320.4571689
Con il Patrocinio del Comune di Rivodutri

Disclaimer

Protected by Copyscape


Il CorrieredelWeb.it è un periodico telematico nato sul finire dell’Anno Duemila su iniziativa di Andrea Pietrarota, sociologo della comunicazione, public reporter e giornalista pubblicista, insignito dell’onorificenza del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana.

Il magazine non ha fini di lucro e i contenuti vengono prodotti al di fuori delle tradizionali Industrie dell'Editoria o dell'Intrattenimento, coinvolgendo ogni settore della Società dell'Informazione, fino a giungere agli stessi utilizzatori di Internet, che così divengono contemporaneamente produttori e fruitori delle informazioni diffuse in Rete.

Da qui l’ambizione ad essere una piena espressione dell'Art. 21 della Costituzione Italiana.

Il CorrieredelWeb.it oggi è un allegato della Testata Registrata AlternativaSostenibile.it iscritta al n. 1088 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 15/04/2011 (Direttore Responsabile: Andrea Pietrarota).

Tuttavia, non avendo una periodicità predefinita non è da considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 07/03/2001.

L’autore non ha alcuna responsabilità per quanto riguarda qualità e correttezza dei contenuti inseriti da terze persone, ma si riserva la facoltà di rimuovere prontamente contenuti protetti da copyright o ritenuti offensivi, lesivi o contrari al buon costume.

Le immagini e foto pubblicate sono in larga parte strettamente collegate agli argomenti e alle istituzioni o imprese di cui si scrive.

Alcune fotografie possono provenire da Internet, e quindi essere state valutate di pubblico dominio.

Eventuali detentori di diritti d'autore non avranno che da segnalarlo via email alla redazione, che provvederà all'immediata rimozione oppure alla citazione della fonte, a seconda di quanto richiesto.

Per contattare la redazione basta scrivere un messaggio nell'apposito modulo di contatto, posizionato in fondo a questa pagina.

Modulo di contatto

Nome

Email *

Messaggio *