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giovedì 16 giugno 2016

INNOVATIVO PROGETTO DI PUBLIC ARCHAEOLOGY AL MUSEO EGIZIO


Archivi digitali e modelli 3D: il Museo apre la ricerca al pubblico con nuovi strumenti di partecipazione

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Il Museo Egizio, con un progetto per la realizzazione di modelli 3D, è la prima istituzione italiana a sperimentare nuove frontiere della ricerca scientifica nel campo dell'Archeologia Pubblica e del crowdsourcing grazie a una collaborazione con l'Institute of Archaeology dell'University College London (UCL), prima istituzione in Europa per lo studio della Public Archaeology.

La disciplina, nata e diffusasi negli anni Settanta negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, prevede lo studio e lo sviluppo di metodi e tecniche volte ad ampliare e diversificare il coinvolgimento diretto dei cittadini in attività di ricerca e produzione di dati archeologici.

Tra i principali scopi della materia c'è quello di studiare il modo in cui archeologia e società civile dialogano e si rapportano, al fine di migliorare tale scambio. L'Archeologia Pubblica cerca di comprendere come la ricerca archeologica e i risultati da essa conseguiti siano trasferiti (o meno) nel nostro vivere contemporaneo, studiandone le implicazioni etiche, sociali, economiche (nello sviluppo dell'industria creativa) e politiche (nella creazione di identità nazionali).

Internet e le tecnologie digitali offrono nuovi spazi per rendere questo modello operativo. Attraverso il crowdsourcing, in particolare, è possibile coinvolgere gruppi di volontari di varia estrazione sociale, età e nazionalità nella tutela consapevole e responsabile del patrimonio culturale, attraverso la cura e la digitalizzazione di collezioni museali, archivistiche o librarie e grazie alla generazione di nuovi dati in grado di supportare la ricerca.

Tali obiettivi si sono già concretizzati nel 2013 con l'apertura di Micropasts, la prima piattaforma tematica dedicata al crowdsourcing in archeologia, sviluppata da UCL, in particolare da Chiara Bonacchi (Ricercatrice di Archeologia Pubblica e Museologia) e Andrew Bevan (Professore di Spatial e Comparative Archaeology) in collaborazione con il British Museum, attraverso la partecipazione di Daniel Pett, responsabile del Dipartimento Digital e Publishing del British Museum.

La piattaforma conta oggi più di 2000 utenti iscritti da ogni parte del mondo e provenienti da settori professionali differenti, oltre a un numero ancora maggiore di utenti anonimi, che hanno contribuito alla realizzazione di photo masking per modelli 3D, trascrizione e digitalizzazione di documenti, creazione di open data archeologici di vario tipo.

Il Museo Egizio è ora presente su Micropasts con un'applicazione per la realizzazione di modelli 3D attraverso un processo di photomasking di oggetti appartenenti alle proprie collezioni, a cominciare dal cofanetto dello Scriba Regale e Sovrintendente al Palazzo, Djehuty-hotep, a cui seguiranno altri reperti differenti per materiale e tipologia. 

"I modelli 3D ottenuti con questa metodologia – spiega Paolo Del Vesco, egittologo del Museo Egizio e responsabile del progetto -  offrono differenti utilizzi sia a livello scientifico che didattico e la disponibilità di una stampante 3D offre a chiunque la possibilità di ottenere una riproduzione fedele all'originale . Di recente si è assistito ad una vera e propria rivoluzione nell'ambito della documentazione 3D tanto da divenire relativamente facile creare modelli tridimensionali utilizzando semplici fotografie digitali. Grazie all'aiuto di chiunque voglia partecipare al progetto sarà possibile offrire a tutti un nuovo modo di fruire dei reperti del Museo Egizio".

Anche grazie a questo programma il Museo Egizio continua  a porre al centro la ricerca, intesa come elemento fondamentale per la conoscenza, l'interpretazione e la divulgazione, migliorando anche la comunicazione nell'ambito dell'Egittologia.  

La sperimentazione di questo innovativo approccio permetterà anche di testare, in Italia, dove si è iniziato a parlare di Archeologia Pubblica per la prima volta solo nel 2009, il valore di questo metodo e ampliare ulteriormente i confini della ricerca a livello internazionale e in un contesto disciplinare trasversale.

"Credo fortemente nella ricerca partecipata come forma di tutela – dichiara Christian Greco, direttore del Museo Egizio – la condivisione del patrimonio culturale fa sentire il pubblico più vicino e propenso a recepirne il valore. L'Archeologia Pubblica può sensibilizzare il pubblico sul valore delle collezioni e della ricerca che si fa nel museo, per ricostruirne la storia."

Per contribuire è possibile partecipare collegandosi direttamente alla piattaforma di Micropasts http://research.micropasts.org/ o collegandosi alla sezione dedicata sul sito del Museo Egizio: http://www.museoegizio.it/partecipa-al-progetto-di-public-archaeology-del-museo/.
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