La macchina da presa è sempre entrata a gamba tesa nella storia della rivoluzione sessuale, in particolare tra la fine degli anni sessanta e gli anni settanta, con una serie di incredibili capolavori dell'erotismo che hanno influenzato i sogni di intere generazioni. "Grazie, zia" (1968) e "Cuore di mamma" (1969) di Salvatore Samperi, "Nerosubianco" (1969) e "Drop-out" (1971) di Tinto Brass, "Il portiere di notte" (1974) di Liliana Cavani, "Salò o le 120 giornate di Sodoma"(1976) di Pasolini: sono solo alcuni dei rari manifesti originali esposti in questa mostra che rappresenta un viaggio nel microcosmo del cinema erotico, esplorando tutte le sensazioni e le implicazioni che la forza evocativa dell'eros ha restituito grazie alla settima arte.
Tra la metà e la fine degli anni sessanta alla base della politica commerciale vi era un fattore comune, ovvero la liberalizzazione dei costumi sessuali e dell'atteggiamento del pubblico nei confronti del sesso che aveva iniziato a manifestarsi in quel periodo.
A rallentare drasticamente questo fenomeno, le leggi sulla censura che nella maggior parte dei paesi occidentali esistevano già, costituendo una misura di protezione contro la cosiddetta "corruzione morale".
Ma già negli anni settanta il pubblico fruitore dell'intera gamma dei film "sexy" non solo era aumentato in termini di milioni di persone, ma era anche ormai composto da individui appartenenti a strati sociali molto più vasti e differenziati.
Infine i mitici anni ottanta saranno caratterizzati da una lunga serie di commedie sexy all'italiana, spesso senza grandi pretese, alle quali si contrapporranno film come "La chiave" del 1983 del regista Tinto Bras che rappresenta uno dei migliori esempi di film erotico a soggetto.
La mostra "Cinema erotico '60, '70, '80. Manifesti e locandine" vuole essere una perfetta sintesi di quello che cinematograficamente accadde in queati tre decenni, quando ormai le maglie della censura si erano allargate e i segni della rivoluzione sessuale, nella sua complessa rete di temi erotici e di costume si erano palesati e sparsi un po' ovunque, grazie allo sdoganamento della commedia erotica all'italiana.
A 7.8.Novecento l'antico è pop: dal design d'epoca al vintage, qui l'introvabile altrove
Con 15.000 mq di esposizione articolati su due padiglioni della fiera e nel grande atrio centrale, 7.8.Novecento accoglie quasi 250 antiquari italiani e stranieri. Qui sontuosi mobili vittoriani, statue antiche, troumeau settecenteschi, gioielli d'altri tempi convivono con il modernariato più pop.
Un format volutamente eclettico per un pubblico che apprezza la pluralità di proposte per tutte le tasche. Grazie alla formula espositiva, che prevede anche momenti dedicati allo scambio tra espositori e commercianti, la manifestazione è diventata un punto di riferimento sia per gli operatori del settore che per i neofiti.
Per chi cerca, poi, capi e accessori con un passato da raccontare l'appuntamento è con il Vintage. Tra gli stand si trovano abiti firmati, ma anche accessori e capi di abbigliamento sartoriali di pregio non griffati: tutti, però, rigorosamente Vintage. 7.8.Novecento, infatti, racconta anche il periodo che va dagli anni '20 agli anni '80, con la moda, gli articoli da collezionismo, i profumi, gli arredi, ma anche gli oggetti d'uso quotidiano in quei decenni.
Per tenersi informati sulla manifestazione è possibile seguire la pagina Facebook 7.8.Novecento.
7.8.Novecento è aperta al pubblico a ModenaFiere (viale Virgilio 70/90) da venerdì 8 a domenica 10 dicembre con orario continuato dalle 10.00 alle 19.00. La giornata professionale, con il deballage riservato agli operatori, è giovedì 7 dicembre dalle 8.00 alle 18.00.
Nessun commento:
Posta un commento