Inaugura venerdì 6 ottobre a Palazzo
Velli Expo la prima personale italiana di Melker Garay intitolata Pensare il non-pensato. Ciò a cui il
pensiero non può arrivare: quindici tele della serie Monokrom, esposte già a Norrköping e a Mosca, e che voleranno
a New York dopo l’esperienza romana.
In Garay, scrittore cileno
naturalizzato svedese, accostatosi alla pittura nel 2013, immagine
e parola non possono scindersi: l’una accompagna e completa l’altra, ne
arricchisce il senso. Non a caso molte opere sono associate a brani estratti
dalle sue raccolte di storie, da romanzi o da riflessioni scaturite dalla pratica
artistica.
Entrambi mettono a fuoco il dilemma, il paradosso, il dubbio. Il
vuoto esistenziale che il gesto della creazione intende colmare.
Sono sette i libri pubblicati, la maggior parte dei quali tradotti in inglese,
spagnolo e russo, mentre per l’inverno verranno dati alle stampe in Italia “Lo
Spaventapasseri - racconti crepuscolari” e “Il ratto e altri racconti crudeli. Atti
a sondare problematiche
filosofiche, teologiche e il dualismo vita-morte,
presentano una lingua scarna, essenziale, talvolta ironica, e mettono in scena un
meccanismo enigmatico-interrogativo attraverso cui setacciare ogni pretesa di verità. Stessi dispositivi sui quali si
fondano i quadri.
«La pittura è per me la parola
impossibile da esprimere in un testo scritto», spiega l’autore, che
prosegue: «Si tratta di resistere e di dubitare di ciò che è già scontato,
certo, ovvio»; «Un lavoro ha una molteplicità di
transiti, sia piccoli che grandi, sia visibili che invisibili, sia consentiti
che proibiti. Io intendo un lavoro-travaglio dove ogni emancipazione – sia
fisica che psichica – sia, a diversi gradi, dolorosa».
Il titolo della
serie, Monokrom, è indicativo, ma
l’intera mostra non si esaurisce nella ripetizione del colore unico. Nelle
prime tele (2013-14) sperimenta un astrattismo concitato: i toni si accumulano e si fanno stridenti e squillanti;
oppure si sovrappongono gli uni agli altri dando vita a pattern geometrici, di
trama e ordito, o a movimenti di superficie come mare in tempesta. Nella
seconda parte (2015-16), più materica, in cui possono comparire inserti
tridimensionali, vi è un effetto magmatico, di cristallizzazione della forma;
agglomerato primordiale di senso che dal piano sembra tentare di affrancarsi.
Analizzandone le opere Ida Thunström ha parlato di zen e di influenza di questa
tradizione. Man mano cominciano ad apparire delle sagome, e siamo di fronte
all’ultimo nucleo figurativo, recente. Autoritratti involontari, pappagalli,
fiori, galli, e accenni di volti; il tumulto dei colori ricorda i lavori
iniziali: il ciclo che ha percorso in tre anni si è chiuso.
Melker
Garay è nato da padre svedese a da madre
cilena in Cile (Tocopilla) nel 1966. Nel 1970 la famiglia si
trasferisce in Svezia, a Norrköping, che da allora è diventata la sua città.
Come
scrittore ha pubblicato racconti e romanzi, di cui uno, “mcv”, può definirsi
come una forma di arte concettuale. La sua letteratura affronta i grandi
argomenti e le grandi questioni esistenziali e religiose del mondo
contemporaneo.
Alcuni racconti sono diventati cortometraggi e hanno partecipato
a festival internazionali, non ultimo il Festival del cinema di Göteborg e il
Berlinalen. “Kinski and Death” ha anche avuto una trasposizione teatrale. Ha di
recente fondato il magazine Opulens.se.
La prima mostra personale è del 2014;
l’ultima si è tenuta a Mosca nella primavera 2017 presso Central House
of Artists.
Info:
Melker Garay |
Pensare il non-pensato. Ciò a cui il pensiero non può arrivare
Mostra personale di pittura di Melker
Garay
Inaugurazione:
venerdì 6 ottobre ore 18.30
Durante la serata inaugurale si terrà
un concerto jazz
7 - 20 ottobre 2017
Dal lunedì al sabato ore 11.00-19.00
Palazzo
Velli Expo
Piazza Sant’Egidio 10,
00153 Roma (Trastevere)
Ingresso gratuito
Contatti: +39 06.877.89758 | box11studio@gmail.com
| info@palazzovelli.it