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Niente radio, niente televisione: a inizio Novecento la pubblicità parlava solo per immagini. Le immagini della cartellonistica murale, un capitolo a se stante della storia dell'arte dell'epoca, che ha coinvolto artisti prestigiosi, uno su tutti Henri Toulouse-Lautrec. In Italia sono Marcello Dudovich e Leonetto Cappiello a trasformare i manifesti in una vera e propria forma d'arte e tra le opere che ne rappresentano al meglio genialità ed efficacia comunicativa vi è senz'altro quello della Victoria Arduino.
Cappiello lo firma nel 1922. Vive in Francia, ha una carriera ormai avviata. Proprio allora la pubblicità fa un balzo in avanti abbandonando lo stile didascalico: non si rappresenta più il solo prodotto, ma si punta a trasmettere un concetto, uno stile di vita che lo rappresenti.
Nel manifesto, la storica macchina da caffè compare assieme alle tazzine, ma la scena è occupata da un treno e un passeggero, protagonisti in primo piano. Quale il messaggio? La Victoria Arduino è tuttora simbolo delle prime macchine espresso. Macchine che rivoluzionano le modalità di preparazione del caffè, rendendolo veloce, espresso appunto. Come un treno da prendere al volo.
Nel video il collezionista Enrico Maltoni descrive il manifesto, esposto (in riproduzione assieme ad altri dell'epoca) nella mostra Il secolo dell'espresso italiano, visitabile fino al 4 settembre al Museo Etnografico di Lubiana.
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