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domenica 25 ottobre 2015

La vendemmia del Nebbiolo 2015 a La Darbia


Anche quest’anno non potevo mancare all'appuntamento più importante per tutti coloro che amano il vino dalla A alla Z: la vendemmia. La raccolta dei grappoli è il momento più importante, perché tanto atteso, ma già penso al giorno in cui questi grappoli finiranno in un bel calice sotto forme di nettare: il mio vino, il nebbiolo, il nettare degli Dei che si presenta con il suo caratteristico colore rosso rubino, più o meno carico, ma sempre con i suoi riflessi granata, che giorno dopo giorno crescono con l'invecchiamento. Eccolo con il suo profumo delicato che mi riporta alla mente la viola e la confettura di frutti rossi.
Eccomi tra la terra argillosa, riconosco come ogni anno il colore dei filari, delle foglie ingiallite che cominciano a cadere appesantite dalla rugiada del primo mattino, quando la nebbiolina carica di odori della natura - che solo questi luoghi sanno donare - avvolge le colline intorno a La Darbia, antica fattoria del novarese oggi convertita ad albergo diffuso e a cantina del Nebbiolo. Eccoli davanti a me questi grappoli violacei, giunti fino ad oggi dopo una estate troppo calda, che li ha messi a dura prova dopo le abbondanti piogge di un settembre che ha provato a rovinare il raccolto.

Lo vedo con i miei occhi (a dir la verità assonnati ma pieni di entusiasmo e voglia di gustare i colori) che questo raccolto promette bene, in giro se ne parla tra i viticoltori, anche se la scaramanzia e la voglia di vendemmia rende ognuno avvolto nei propri pensieri. Del resto, questi vitigni hanno il ciclo vegetativo più lungo: sono sempre i primi a germogliare all’inizio della primavera, sono i primi a salutare il risveglio della natura, ma poi sono gli ultimi a portare a maturazione i grappoli verso la metà di ottobre, per poi lasciar cadere le foglie e salutare l'inverno a novembre.

Gli amici di ventura con cui divido questa esperienza sono sempre gli stessi da vari anni, c'è Matteo che si mangia il solito acino come “apertura “ della stagione, Giancarlo che porta da anni le stesse forbici e la stessa cassa rossa della prima raccolta, il Mario che invece bestemmia al suo cane di non fare troppa pipì su questo terreno benedetto. Eccoli i miei amici. Con i nostri giacconi di sempre iniziamo questo rito. In silenzio adagiamo ogni grappolo come fosse una reliquia, come fosse un bambinello a cui non fare del male, odorando gli acini che esploderanno presto in mosto e vino.

Ma una domanda la faccio al Valerio: hai portato una bottiglia dello scorso anno per rendere la giornata meno pesante? Via, si parte e una cassa dopo l'altra si riempie di colore viola, poi avanti con un altro contenitore, passando da un filare all'altro, spostando i miei piedi tra questa terra che il sole comincia a baciare e riscaldare. I filari si denudano, i grappoli riempiono le casse, la fatica e il primo sudore si fanno sentire, ma l'emozione è tanta. Verso le 10 un primo giro di salame e un bicchiere di vino che ha portato Angela. Un primo fringuello inizia a canticchiare, ma no è Giancarlo che fischietta dopo il quarto cesto pieno e coinvolge tutti con Ligabue. Ma si questa è l'amicizia, questo è lo spirito che ci deve accompagnare in questi giorni di raccolta, la spensieratezza e la voglia di esserci, di poter raccontare alla sera la nostra stanchezza, le mani e i piedi gonfi, stanchi di stare tra le terre argillose di queste colline magiche, le emozioni di toccare quello che poi sarà il nostro vino, il nostro compagno di giornate e serate davanti al camino a gustare un po' dei nostri formaggi.
Ecco il rumore del motore del trattore. Anche Lui inizia ad essere stanco, su e giù per tanti mesi e tante ore, ma anche Lui parte di questa avventura, sempre pronto a caricare casse di grappoli di Nebbiolo.

Ma, poi, per la testa mi passa la domanda del secolo: ma perché si chiama Nebbiolo? La esprimo ad alta voce ma in modo discreto per non turbare questi grappoli e i filari ancora da “mungere”, ed ecco una risposta del Mario: si dice dai tempi dei nostri bisnonni che un monaco, che coltivava un piccolo orto e una piccola vigna, un mattino li trovò naturalmente avvolti da una fitta nebbia, che solo La Darbia ci sa regalare in certe giornate d'autunno e d'inverno. Subito pensò che il Signore lo volesse premiare per la sua passione e devozione e per ringraziarlo iniziò a pregare. Quando poi arrivò il periodo della vendemmia, la nebbia si alzò come di incanto e scomparve tra i raggi del sole, lasciando sui grappoli maturi una sostanza cerosa, la pruina, che li faceva brillare come diamanti.
Forse è solo una storia da raccontare per far passare le ore più rapidamente, o forse è una storia vera, fatto sta che secondo me il nome nasce dalla tipica nebbiolina che ci accompagna in queste fredde mattine di vendemmia.
Non mi accorgo nemmeno che i filari sono quasi tutti spogli, siamo in sei a raccogliere grappoli e sono le 15,30. Anche quest'anno abbiamo fatto un buon lavoro. Come primo giorno sono soddisfatto di me e finisco questa giornata con gli occhi pieni di gioia e il cuore gonfio di emozioni, che il mio animo saprà portare per mesi. Ora i miei grappoli riposano e iniziano il ciclo che li porterà a rilasciare il buon vino.
Che poi ora che ci penso non vi ho ancora detto che il vitigno non è il mio, ma di Giancarlo e Matteo che lo hanno ereditato. Lo so, me ne faccio una ragione come ogni anno che passa, ma la verità è che queste colline sanno come rapire una persona, regalano doni ed emozioni che sento dentro me e che porto dentro giorno dopo giorno. O forse bicchiere dopo bicchiere. In alto i calici, nasce il Nebbiolo!

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