"I poli di Totò sono da una parte questo suo fare da Pulcinella, da marionetta disarticolata, dall'altra c'è un uomo buono, un napoletano buono, realistico, vero" diceva di lui Pier Paolo Pasolini che nel 1966 gli offrì di interpretare "Uccellacci e Uccellini" con Ninetto Davoli.
Sono trascorsi cinquant'anni da quel 15 aprile in cui Totò, un gigante del teatro e del cinema del Novecento, usciva definitivamente di scena ma entrava nel mito.
Un mito che resiste come il suo ricordo, inossidabile, che anzi si rafforza perché la sua comicità, nata dalla sofferenza, dalla conoscenza del dolore e della fame, fa ridere ancora oggi. Sempre. Totò è e resta Totò. Ineguagliabile.
Di lui che in vita non fu tanto apprezzato - lo ha ricordato stamattina, nell'incontro con la stampa, l'attore Carlo Croccolo ospite del Festival del Cinema Europeo, oggi invece si moltiplicano, in vista del cinquantesimo, le celebrazioni.
A prescindere da quelle che Napoli gli tributerà con "'O Maggio a Totò" e l'imminente apertura della mostra "Totò Genio" dal 12 aprile, il Festival del Cinema Europeo anticipa, per così dire e batte tutti sul tempo, aprendo il 3 aprile la settimana della diciottesima edizione con un "Omaggio a Totò" proiettando in anteprima mondiale il film "Chi si ferma è perduto" di Sergio Corbucci.
Alla pellicola, restaurata dalla Cineteca di Bologna grazie anche al contributo del Festival, si aggiunge la collaborazione con la casa editrice Il Raggio Verde che ha dato alle stampe la nuova edizione del volume "Totò.Tocchi e ritocchi" con le illustrazioni del maestro Giancarlo Montelli raccolte nella mostra aperta oggi, e visitabile fino all'8 aprile, nel Castello Carlo V di Lecce alla presenza di Elena Alessandra Anticoli de Curtis presidente dell'associazione "Antonio de Curtis in arte Totò" e dell'attore Carlo Croccolo che recitò al suo fianco e doppiò molti dei suoi film.
"Totò era Totò"- ha ricordato l'attore napoletano, raccontando aneddoti legati al rapporto filiale che aveva con il suo maestro. Dai suoi ricordi emerge la figura umana ma anche rigorosa di Totò, il professionista, un uomo profondissimo. "Uomini o Caporali? sembra una frase cretina e, invece, c'è un mondo dietro- il caporale è quello che non riuscirà mai a diventare sergente, un fallito in partenza quindi nelle sue frasi, apparentemente senza senso, c'era invece un fondo di verità".
Ha ricordato con commozione Totò, lui che ventenne ha avuto la fortuna di incontrarlo, di recitare al suo fianco come in "47 morto che parla" dove vestiva i panni di Gondrano, il maggiordomo del nobile e avaro barone Antonio Peletti. La fortuna di avere il timbro di voce molto simile al Principe de Curtis, tanto che ascoltandolo sembra quasi di risentire Totò.
"Capire Totò? Io l'ho capito non solo doppiandolo. Abbiamo scritto insieme una sceneggiatura, Fidanzamento all'italiana, un film che non abbiamo mai realizzato perché non ci hanno dato i soldi" - ha rivelato, parlando a proposito della scrittura di alcuni personaggi e situazioni frutto della creatività di entrambi; una scrittura e una frequentazione, fuori dal palcoscenico, che aveva rinsaldato la stima e il rapporto tra due creativi. "Lui era la perfezione, io invece ero l'imperfezione assoluta e però ci siamo trovati, mah misteri della vita. Totò era Totò... lui era scocciante, rompiscatole, severo. Totò era ritenuto un attore comico, ma era immenso. Stare vicino a Totò non te ne rendevi conto, io stesso l'ho capito dopo chi era Totò. E l'ho capito frequendandolo, quando ho cominciato a doppiarlo, a scrivere questa sceneggiatura a casa sua. Allora ho capito chi era Totò. Prima quando ero accanto a lui e facevo i film non me ne rendevo conto e credo se ne siano resi conto in pochissimi, tant'è vero che l'hanno scoperto e sfruttato da morto." Ad un attore di tale calibro non si poteva non chiedere un suggerimento per chi vuole approcciarsi al teatro.
"Cambia mestiere", la risposta caustica e amara. "Oggi dove si fa teatro? dove si fa cinema, sì c'è qualche caso isolato purtroppo è un disastro oltretutto anche in questo campo. " Non ha usato mezzi termini Croccolo che ha osservato come il male derivi dai nostri governi e dal considerare tutto più importante della cultura: "La cultura non riceve soldi, il teatro e il cinema vengono dimenticati. Queste sono condizioni da morte ed è quello che sta avvenendo la morte del cinema, del teatro e della cultura".
Una bellissima eccezione nel segno della continuità si riconferma il Festival del Cinema Europeo, diretto da Alberto La Monica e Cristina Soldano, che questa sera gli consegnerà l'Ulivo d'oro alla carriera dopo che sul palco del Multisala Massimo a chiacchierare con lui ci sarà il professore e giornalista Valerio Caprara autore di una bellissima introduzione nel volume "Totò. Tocchi e ritocchi" che si impreziosisce con la testimonianza dello stesso Carlo Croccolo e della presentazione della stessa Elena Alessandra Anticoli de Curtis che assisterà alla proiezione del film.
Visibilmente emozionata nell'incontro con la stampa Elena Alessandra Anticoli de Curtis ha anticipato i contenuti della mostra, curata da Vincenzo Mollica e Alessandro Nicosia, che si aprirà a Napoli si diceva il 12 aprile e sarà dislocata tra Palazzo Reale, il Convento di San Domenico Maggiore e il Maschio Angioino. Una mostra documentaria con numerosi inediti che racconteranno l'uomo e l'artista, un genio che è a pieno titolo patrimonio dell'Umanità. Appuntamento, dunque, a questa sera alle ore 20 a Lecce, Multisala Massimo. Viva Totò e viva il Cinema. (an.fu.)
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