Il
concorso di fotografia, che chiude le iscrizioni il 27 aprile 2016, ha al
centro dei suoi due temi il packaging cartaceo, la sua “bontà”, funzionalità,
responsabilità, sostenibilità e creatività, secondo le definizioni del libro
“Il buon packaging”(Ed. Dativo) dell’Industry Council for Packaging, di Comieco,
della Carta etica del Packaging e del libro “Good design” di Bruno Munari. Il
contest premia la fotografia creativa e non solo tecnica, realizzata con fotocamere
digitali e si rivolge agli studenti di
fotografia dai 19 ai 30 anni
Il packaging cartaceo è al centro di “Packlick, concorso fotografico 2016 - Memorial Giuseppe Meana”.
Non solo, infatti, il contest è promosso da Gifasp - Gruppo Italiano
Fabbricanti Astucci e Scatole Pieghevoli in collaborazione con l’Azienda
Pusterla 1880 Spa di Tradate, multinazionale specializzata in packaging
cartaceo di lusso, ma la comunicazione del packaging cartaceo è il tema
fondamentale del concorso, insieme alla sua sostenibilità e alla funzione anti
spreco. I due temi del contest, “Sostenibilità
del packaging cartaceo” e “Il
packaging cartaceo, potente mezzo di comunicazione del prodotto”, non sono
altro che concetti attualissimi legati all’ampio mondo del packaging e
dell’imballaggio.
Il buon packaging è uno dei concetti rivoluzionari del
settore ed è il protagonista del libro “Il
buon packaging”, edito da Edizioni Dativo, con progetto scientifico e
coordinamento di Laura Badalucco, Direttore
del corso di laurea triennale in Disegno Industriale e multimedia
all’Università IUAV di Venezia e la collaborazione di Eliana Farotto,
Responsabile Ricerca & Sviluppo Comieco, uno dei giurati di Packlick. In
questo volume si afferma che “il concetto
di buon packaging è connesso ad un insieme di fattori di carattere funzionale,
ma non solo. Si chiede al packaging di rispondere ad istanze che sono connesse
alla sostenibilità ambientale così come a quella economica, alla qualità dei
materiali che lo compongono e al ruolo che potranno avere quando l’imballaggio
avrà concluso la sua vita utile. L’insieme di questi aspetti è fortemente
connesso all’idea di imballaggio responsabile” (pag. 18).
Il concetto chiave di “imballaggio responsabile” o
“buono” ha in ogni caso diverse definizioni (sempre tratte dal libro “Il buon
packaging”). Eccone alcune: l’ ”Industry Council for Packaging and the
Environment UK” dichiara che “il
packaging deve essere considerato insieme al prodotto e ai suoi modi d’uso. Un
buon packaging è quello che protegge il prodotto durante il suo viaggio da
allevamenti/coltivazioni/aziende fino all’utente finale con il minor impatto
ambientale e la minor produzione di rifiuti derivati dal prodotto e
dall’imballaggio usato”(pag. 19), mentre Comieco
- Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica
sostiene che “l’imballaggio responsabile
è leggero, è monomateriale, è creativo, è funzionale. L’imballaggio
responsabile concilia tutela dell’ambiente, equità sociale e sviluppo” (pag.
20).
La Carta etica del
Packaging, promossa nel 2012 da Edizioni Dativo in collaborazione con il
Politecnico di Milano - Dipartimento di Design e patrocinata dall'Istituto
Italiano Imballaggio, afferma, invece, che “il
packaging è dappertutto. È un oggetto la cui diffusione si esprime in tutta la
sua evidenza: ogni anno, ognuno di noi entra in contatto con almeno 8.000
imballaggi. È un mezzo potente, più di quanto spesso si consideri. È un oggetto
trasversale, un vero e proprio oggetto di massa, che si dà per essere usato da
tutti; è emblema del nostro modello di consumo, di un consumo che deve vederci
sempre più responsabili. È ‘esca’, attraverso la propria capacità seduttiva,
che ci attrae nella rete degli acquisti e che ci lusinga. Al tempo stesso, è
strumento necessario senza il quale non potremmo disporre di prodotti
essenziali: alimenti delicati, farmaci salvavita, prodotti fragili… È mezzo
indispensabile per far circolare in sicurezza nel tempo e nello spazio i
prodotti che consumiamo, per garantire derrate, per sopperire a bisogni, per
trasferire le informazioni riferite al prodotto, alle sue modalità d’uso, ai
suoi benefici e ai suoi vincoli, per offrire servizi che ne accompagnino il
consumo”.
In sintesi, il packaging, per essere un buon packaging,
deve essere responsabile, equilibrato, sicuro, accessibile, trasparente,
informativo, contemporaneo, lungimirante, educativo e sostenibile, così come lo
definisce la Carta etica del Packaging. Di più: il buon packaging nella nostra
cultura e società deve possedere innovazione, design, essere risorsa e non
rifiuto, protezione, comunicazione, riuso e riutilizzo e da contenitore
funzionale può essere un driver di comunicazione con la costante del
riutilizzo.
Concludiamo questa carrellata sul packaging con le parole
dell’artista e designer italiano Bruno
Munari, che nel suo libro “Good design” (Corraini Edizioni, 1963)
descriveva il suo esempio di packaging perfetto: un’arancia. Per lui il frutto
era, infatti, comprensivo di packaging e dichiarava che “la natura è la prima produttrice di confezioni al mondo: ogni tipo di
buccia, guscio o pelle esiste per proteggere il prodotto contenuto al suo
interno”.
Il concorso fotografico Packlick vuole promuovere la
fotografia di qualità, realizzata con fotocamere digitali e non con smartphone
o cellulari: è richiesta la creatività e non solo l’abilità tecnica
nell’interpretare con le foto il packaging cartaceo. Un altro degli obiettivi
del contest è quello di evidenziare prima e premiare poi il talento giovanile: è, infatti, rivolto
a studenti e studentesse di ogni
nazionalità di età compresa tra i 19 e i 30 anni, iscritti ad un corso di fotografia negli anni 2014, e/o 2015, e/o 2016
presso accademie, università, fondazioni universitarie, scuole ed istituti
situati in Italia e riconosciuti dal
Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e Ricerca) o accreditati a
livello regionale.
Concorso fotografico Packlick: chiusura delle
iscrizioni il 27 aprile 2016.
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