Il designer e attuale curatore artistico, insieme all'Arch. Vincenzo Pavan, del padiglione design e architettura di Marmomacc Raffaello Galiotto racconta in questa breve intervista la sua esperienza a Marmomacc e la personale ricerca nel campo della lavorazione lapidea.
Da tre anni è il direttore artistico del padiglione design e architettura di Marmomacc, che tipo di messaggio intende lanciare con questa esperienza nel panorama lapideo?
RG. Con questa avventura professionale e umana, che coinvolge numerosi progettisti e aziende del settore, vorrei poter tracciare un percorso su come la pietra, materiale antichissimo, possa oggi incontrare le più recenti innovazioni tecnologiche per la sua lavorazione.
Un percorso che esplora le potenzialità delle nuove tecnologie e al contempo intende lasciare una profonda riflessione sugli aspetti simbolici e di valore della pietra.
Con questo lavoro voglio anche dire alle aziende del settore che i cambiamenti possono essere delle grandi opportunità.
Chi investe in tecnologia, personale specializzato e strutture adeguate può aspirare ad essere alla testa del settore beneficiando di tutti gli aspetti positivi che questo comporta.
Può sembrare strano ma il materiale lapideo, pur essendo una materia antichissima, è ancora da scoprire e valorizzare e proprio per questo vedo un futuro brillante per le aziende più innovative.
Qual è lo stato del settore lapideo ad oggi?
RG. E' un settore che sta vivendo una profonda fase di cambiamento e di passaggio dalla lavorazione prettamente manuale a quella tecnologica numerica, anche se ovviamente con modalità e tempi diversi nelle varie aree del mondo.
A queste fasi di passaggio vanno aggiunti i cambiamenti dovuti alle dinamiche dei mercati internazionali, sia per quanto riguarda la lavorazione che l'estrazione dei materiali.
Va anche detto che questi veloci cambiamenti hanno trovato molte aziende tradizionali impreparate con purtroppo inevitabili conseguenze.
Nello specifico, l'Italia ha una lunga tradizione nella lavorazione del materiale lapideo, è ancora riconosciuta come il Paese del marmo e se questo valore fosse anche arricchito da un design Made in Italy potrebbe riscontrare un interesse ancora maggiore in ambito internazionale.
Credo che per quanto riguarda questo settore dall'Italia ci si aspetti un ruolo di avanguardia.
L'Italia dovrebbe continuare ad essere, come nel passato, la nazione che sperimenta e trova le soluzioni migliori per valorizzare questo patrimonio.
Cosa ne pensa della "cultura del design" attuale e cosa significa per lei essere un designer?
Il settore lapideo è particolare rispetto ad altri materiali con i quali si confronta quotidianamente?
RG. Il design ha un ruolo fondamentale e credo che il futuro del settore si giocherà sulle qualità progettuali nel senso più ampio del termine.
Va detto però che la figura del designer deve adattarsi a nuove esigenze.
Non è più sostenibile una figura creativa che progetta senza conoscere materiali, limiti e possibilità dei processi produttivi.
La creatività va necessariamente coniugata con la conoscenza del mestiere, la pietra ha delle specificità, solo se il creativo ne è pienamente cosciente potrà portare dei benefici e creare nuove opportunità di mercato alle aziende.
Il design litico, inoltre, ha a che fare con un materiale dal "tempo infinito".
Quale atteggiamento e privilegio ha il designer di fronte a ciò?
Oltre al valore temporale c'è un altro importante aspetto da riscoprire, l'unicità che rende ogni copia dell'opera un unicum, e questa singolarità non è impressa dall'autore ma direttamente dalla natura.
Anche il mondo della comunicazione dovrebbe saper maggiormente individuare i progetti di qualità, non basta che ci sia del marmo.
Oltre all'estetica è importante sapere, per esempio, se il prodotto impiega opportunamente il materiale, se il processo produttivo riduce gli scarti e nella forma e nella funzione ne valorizza le caratteristiche naturali specifiche.
Design industriale equivale a produzione seriale.
Il design litico a che target è rivolto?
Quanto spazio c'è per il design italiano in campo lapideo?
RG. Il target del lapideo non può essere di largo consumo. Ciò non significa che non può generare un alto valore economico.
Il valore della pietra non può essere paragonato ai surrogati ceramici, plastici o altro.
Anche il consumatore lo sa, ed è il primo che ne riconosce la preziosità.
Tecnologia e risparmio energetico sono sempre al centro del suo lavoro di ricerca, anche nel suo ultimo progetto, Marmo_2.0 Digital design evolution presentato al recente FuoriSalone di Milano…
Qual è lo scopo della sua ricerca?
RG. Ho inteso dare un assaggio di come la tecnologia può aiutarci, non solo a lavorare il lapideo con meno fatica ma in una maniera completamente nuova, riducendo gli scarti e realizzando delle forme altrimenti impossibili.
Sono consapevole che questo lavoro al momento non è compreso da tutti, ritengo sia però un passaggio obbligato per un messaggio rivolto al futuro (prossimo) e che sarà meglio compreso nei prossimi anni.
Sta lavorando a qualche nuovo progetto?
RG. Attualmente sto lavorando con il mio team a molti progetti in contemporanea, sia di carattere sperimentale che commerciale.
L'aspetto appassionate è che ogni esperienza ci arricchisce e ci permette di ottenere degli avanzamenti, di spostare l'asticella sempre un po' più in alto.
I risultati delle sperimentazioni sono per noi una sorta di alimento energetico, ci trasmettono carica positiva che ci consente di affrontare e superare anche le inevitabili difficoltà.
11 Settembre 2016
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