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Arte e Cultura

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lunedì 24 maggio 2010

Kandinsky, Chagall, Matisse, Miro'

Palazzo dei Diamanti dedica la mostra di primavera ad una figura chiave della scena artistica del secondo Novecento. Amico di maestri come Bonnard, Matisse, Léger, Braque, Chagall, Miró, Calder e Giacometti, Aimé Maeght fu un editore di fama e soprattutto il fondatore a Parigi di una delle gallerie più innovative del secolo, nonché, a Saint-Paul de Vence, della Fondazione Marguerite e Aimé Maeght, un tempio dedicato alla creazione artistica e un crocevia internazionale di pittori, scultori, scrittori, musicisti e intellettuali.
Aimé Maeght promosse l'attività di maestri affermati e contribuì alla nascita di una nuova stagione della loro arte incoraggiandoli a utilizzare, oltre alla pittura, altri linguaggi. Nello stesso tempo si dimostrò attento alle ricerche delle generazioni più giovani, dando prova di saper competere con le gallerie americane protagoniste del rinnovamento artistico del secondo dopoguerra. Inoltre, la sua instancabile attività di editore attrasse grandi personalità del mondo artistico e intellettuale, dal cui confronto nacquero straordinarie creazioni collettive.
Per approfondire la conoscenza di questo affascinante capitolo della vita artistica e culturale del secondo dopoguerra, Ferrara Arte organizza la mostra Da Braque a Kandinsky a Chagall. Aimé Maeght e i suoi artisti, la prima in Italia dedicata alla Galleria Maeght e alle vicende che ne hanno segnato la storia. L'esposizione, a cura di Tomàs Llorens e Boye Llorens, è anche l'occasione per studiare un aspetto della storia dell'arte del Novecento fino ad oggi poco indagato ma assolutamente fondamentale: il mercato dell'arte e i suoi principali animatori, i mercanti e i galleristi.
Oltre cento opere, soprattutto dipinti, ma anche sculture, ceramiche, disegni, incisioni, fotografie d'epoca e volumi illustrati delle Edizioni Maeght, permettono di ripercorre il ventennio d'oro che va dall'apertura della galleria parigina nel 1945 all'inaugurazione della Fondazione nel 1964.
La rassegna è suddivisa in sezioni tematiche, legate tra loro dai numeri della rivista Derrière le miroir, le cui uscite accompagnavano ogni esposizione con funzione di catalogo, coniugando creazioni letterarie e litografie originali.
Il tema della prima sezione della mostra è l'amicizia che univa Aimé e la moglie Marguerite ai propri artisti, un legame nutrito anche dalla sensibilità e dall'ospitalità che la donna seppe sempre dimostrare loro. Ne sono testimonianza i ritratti di Marguerite realizzati da Matisse nel 1944 e da Giacometti nel 1961, due icone che ne esaltano l'una il fascino della maturità, l'altra l'autorevolezza dell'età avanzata, nonché il bellissimo dipinto di Bonnard, Fanciulla distesa del 1921, che Marguerite custodiva nella propria camera.
Tramite la figlia di Matisse, Marguerite, nel 1945, Aimé conobbe Braque con il quale nacquero un'amicizia profonda e uno scambio fecondissimo. Il mercante incoraggiò l'artista a riaccostarsi alla litografia e acquistò la sua intera produzione, tra cui i grandi pannelli decorativi con motivi mitologici del 1931 e uno dei celebri Ateliers del 1950-51, considerati uno dei suoi vertici espressivi.
La terza sezione della rassegna è dedicata ad uno degli episodi che fecero più scalpore nella storia della galleria, l'esposizione Le Surréalisme en 1947 organizzata da André Breton e Marcel Duchamp. Vengono riproposti il catalogo con la provocatoria copertina ideata da Duchamp, su cui è applicata una protesi di seno femminile in gomma, e la celebre tela Superstizione – Serpente di Miró, una successione di motivi arcaicizzanti dipinti su una lunga striscia di tessuto.
In quell'occasione Aimé iniziò a collaborare con Giacometti, che, anche grazie alle mostre della Galleria Maeght, divenne una delle figure più rappresentative dell'arte del dopoguerra. I bronzi riuniti nella quarta sezione della rassegna, tra i quali La foresta del 1950 e tre delle celebri Femme de Venise del 1956, sono rivelatori della capacità dell'artista svizzero di trasmettere, con un linguaggio inedito, il senso di precarietà dell'esistenza umana.
Tra i grandi nomi che la Galleria Maeght rappresentò in esclusiva vi era anche Chagall. Aimé fu probabilmente affascinato dalla capacità dell'artista russo di esplorare tecniche diverse per dare forma al proprio mondo poetico: vedute parigine, il pittore con la tavolozza, coppie di amanti, galli fantastici, asini alati, violinisti e fiori provenzali sono i protagonisti delle ceramiche, delle incisioni, delle gouaches e dei dipinti presentati in mostra, tra cui il famoso Sole giallo del 1958.
A differenza della maggior parte delle gallerie dell'epoca, che sostenevano un'unica tendenza artistica, Maeght spaziò dall'arte figurativa a quella astratta, seguendo una propria poetica personale e una ricerca instancabile della qualità. È con questo spirito che in mostra vengono accostate due personalità molto diverse come Kandinsky e Léger: del primo sono presentate sia opere della fase del Bauhaus, inconfondibili nell'astrazione geometrica, sia un dipinto del periodo parigino, Nodo rosso del 1936, giocato sull'armonia di linee e forme fluide; del secondo spicca il trittico Grandi code di comete del 1930, che evoca il movimento del corpo celeste, richiamando tanto la sfera dell'immaginario quanto l'ambito scientifico.
Segue una raffinata sezione dal titolo Bianco e nero, che rende omaggio alla sensibilità di Maeght per le ricerche incentrate sull'economia dei mezzi espressivi. Ne è un esempio emblematico il grande Cespuglio realizzato su carta da Matisse nel 1951, un'immagine ad un tempo semplice e monumentale. Lo affiancano, per analogia, le litografie del più giovane americano Ellsworth Kelly, ispirate al giardino di Saint-Paul de Vence, e una scultura mobile di Calder, In piedi del 1972, in sintonia per forza ed essenzialità con il capolavoro di Matisse.
Calder era, assieme a Miró, uno degli artisti più vicini ad Aimé. Un legame confermato, tra l'altro, dal dono di nozze che lo scultore fece a suo figlio Adrien, il bellissimo Sommacco V del 1953, presentato in mostra assieme ai due singolari uccelli modellati in fil di ferro. L'amicizia con Miró è a sua volta testimoniata dalla tecnica mista Per i 70 anni di Aimé, esposta assieme a gouaches e olii, tra i quali Gioia di una fanciulla davanti al sole del 1960, che rivela il rapporto dell'artista catalano con le ricerche degli espressionisti astratti.
Nel giro di pochi anni la Galleria si era imposta come il principale punto di riferimento delle figure riconosciute come maestri del movimento moderno. Al contempo aveva scelto di rappresentare artisti meno noti, quali Pierre Tal-Coat e Bram van Velde, o talenti emergenti, come Kelly e Chillida, discostandosi ulteriormente, in questo, dall'orientamento prevalente nelle gallerie dell'epoca. Per tale ragione, la mostra propone un affascinante confronto generazionale, accostando opere di Léger e Chillida che trovano una comune fonte d'ispirazione negli elementi naturali: forme organiche per il primo, la terra per l'artista basco.
La rassegna si chiude con un'ampia sezione dedicata alla Fondazione, creata da Aimé e Marguerite in memoria del figlio Bernard morto prematuramente: una sorta di "opera d'arte totale", dove i diversi linguaggi espressivi dialogano tra loro. Una selezione di affascinanti foto storiche racconta la nascita e momenti della vita del complesso, che vide la stretta collaborazione dell'architetto catalano Josep Lluís Sert con Aimé e la sua cerchia di artisti, e le Nuits de la Fondation Maeght, animate dalla partecipazione di grandi nomi della musica e della danza contemporanea, da Duke Ellington a Karlheinz Stockhausen a Merce Cunningham. Accanto alle foto, a ricreare la straordinaria suggestione del luogo, vi sono i bozzetti di alcune delle sculture di Miró che popolano il labirinto da lui realizzato nel giardino, capolavori di Giacometti come Il cane, Donna in piedi I e Uomo che cammina I del 1960 e la spettacolare scultura mobile di Calder I tre soli gialli del 1965.

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