Robert Kusmirowski & Roman Ondak
Fondazione Morra Greco
opening 13 marzo 2010 - ore 19.00
chiusura 30 settembre 2010
Fondazione Morra Greco , Largo Avellino, 17 Napoli
Robert Kuśmirowski
MODA / Museum of Deposition Art /
Robert Kuśmirowski nato nel 1973 a Lublino (Polonia), e' tra le figure più rappresentative della giovane scena artistica polacca.
Ingegno sofisticato e immaginifico, maestro nella falsificazione e nella ricostruzione onirica di mondi paralleli, ha nei paradossi temporali la chiave della sua poetica, in cui passato, presente e futuro si coagulano in atmosfere sospese, a tratti fortemente drammatiche e venate di nostalgia.
MODA / Museum of Deposition Art / è il titolo della mostra che si inaugurerà il 13 maggio presso la Fondazione Morra Greco, il progetto dell'artista prende spunto dal "Colombario" (dal latino columbarium), un tipo di costruzione funeraria divisa in loculi orizzontali ciascuno dei quali atto ad ospitare una bara. In archeologia per colombario si intende un tipo di camera sepolcrale composta da nicchie in cui venivano conservate le urne con le ceneri dei defunti.
I "colombari" che Robert Kusmirowski realizzerà nei sotterranei della Fondazione anziché essere destinati ai defunti, saranno destinati all'arte ed in particolare l'artista distruggerà una sua vecchia installazione "Double V", presentata per la prima volta nel 2003 al Center for Contemporary Art in Warsaw e successivamente riprodotta nel 2005 per una mostra presso il Van Abbemuseum in Eindhoven.
"Double V" è la ricostruzione dello studio di un'artista della Repubblica Popolare di Polonia, lo spazio era raddoppiato da uno specchio posto su di un lavandino, in realtà nel momento in cui lo spettatore andava a specchiarsi l'immagine dello stesso non si rifletteva.
Robert Kuśmirowski ha esposto in musei e istituzioni pubbliche e private in tutto il mondo come al Barbica Art Center di Londra, al Bonnier Konsthall di Stoccolma, al Museum Folkwang di Essen, al Migros Museum di Zurigo, allo ZKM a Karlsruhe, alla Kunsthalle di Vienna, al PS1 a New York, al New Museum di New York. Ha partecipato alla 4 Biennale di Berlino, alla 2 Triennale di Torino, alla Triennale di Folkston.
Roman Ondák
Glimpse
Fondazione Morra Greco, Napoli
Partendo dall'esplorazione dello spazio che separa l'arte dalla vita quotidiana, l'opera di Roman Ondák consiste in sottili interventi su strutture socioculturali, che denotano processi presenti nella società ma spesso al di fuori della diretta visibilità pubblica. Attraverso la rappresentazione di situazioni temporanee e di costruzioni immaginifiche che si fondono con lo spazio circostante, il lavoro dell'artista esamina la percezione dello spettatore e la sua consapevolezza di codici sociali, modelli comunicativi e comportamenti personali.
Come spesso accade nella sua opera, la mostra diventa uno spazio performativo e rappresentativo in cui convergono diverse temporalità e l'esperienza individuale si mescola a scambi sociali. Lo spazio espositivo diventa dunque un contenitore dell'esperienza umana, che si interroga sulla rappresentazione e l'interpretazione, la realtà e la sua rappresentazione.
Nella sua mostra personale presso la Fondazione Morra Greco, intitolata Glimpse, Roman Ondàk fa ricorso a diverse modalità di riproduzione, ripetizione, spostamento, trasferimento e rappresentazione. La mostra comprende una serie di disegni e cinque installazioni create o montate specificamente in rapporto al palazzo della Fondazione o allo spazio circostante, in particolar modo in rapporto ai balconi o alle porte dei balconi al primo piano del Palazzo.
Rear Window del 2010, come suggerisce il titolo, riprende l'eponimo film cult (La finestra sul cortile, N.d.T.) di Alfred Hitchcock. Davanti al primo balcone della Fondazione l'artista colloca un'obsoleta sedia a rotelle ed una macchina fotografica appoggiata su un cavalletto con il teleobiettivo puntato verso l'appartamento dall'altro lato del cortile. Come nel film, sembra che un fotografo costretto su una sedia a rotelle abbia appena lasciato l'appartamento dalla cui finestra spia i vicini di casa, permettendoci di assistere alla scena in sua assenza. Nel film di Hitchcock l'uomo sulla sedia a rotelle si convince che un suo vicino abbia commesso un omicidio. Guardando nella direzione indicata dall'obiettivo della macchina fotografica verso l'appartamento di fronte, lo spettatore diventa a sua volta, come la figura fittizia del fotografo, testimone di un evento immaginario che potrebbe aver luogo nell'appartamento spiato.
In Occupied Balcony (2002), un tappeto persiano è appoggiato sulla ringhiera del secondo balcone, come se fosse stato tolto dall'interno del palazzo e messo lì a prendere aria. Questa situazione è assurda sia che la si guardi da dentro che da fuori. Quel tappeto esposto permanentemente sulla ringhiera del balcone sembra piuttosto una bandiera : la bandiera delle origini culturali asiatiche del tappeto che secoli fa fu importato nel nostro territorio culturale.
Breath on Both Sides (2009), è un sottile intervento sulle condizioni architettoniche dell'edificio, e consiste in un palloncino rosso gonfiato dall'artista attraverso un buco nella vetrata del terzo balcone, in modo che metà del palloncino resti al di qua della vetrata, e l'altra metà al di là.
Catch (2010), è composto da una singola tenda intrappolata tra le porte del quarto balcone, come se una brezza avesse sospinto la tenda al di fuori e poi fatto chiudere il balcone.
L'opera più datata in mostra, Double (2001), è esposta sull'ultimo balcone, di fronte al balcone di un vicino pieno di vasi di piante. L'artista riproduce meticolosamente questo aspetto sul balcone del palazzo della Fondazione, creando un doppione del balcone di fronte che perde così la sua unicità.
La mostra prende il titolo dalla serie di disegni Glimpse (2010), composta da sedici vecchie stampe trovate, ognuna delle quali raffigura lo stesso evento che si riproduce ripetutamente nella storia del golfo di Napoli : l'eruzione del Vesuvio. Le stampe, che hanno sempre attratto l'attenzione del pubblico in passato, spesso raffigurano gruppi di persone che osservano la scena dell'eruzione. Roman Ondák usa le stampe come dei ready-made e in ognuna di esse disegna se stesso, in modo da diventare uno degli osservatori dell'eruzione del Vesuvio a posteriori.
Immergendo sempre la percezione all'interno di specifici contesti sociali, culturali e storici della città di Napoli e della Fondazione Morra Greco, le opere di Roman Ondák allo stesso tempo assecondano e contraddicono le nostre aspettative riguardo a ciò che accade in uno spazio generalmente adibito all'arte, e attira l'attenzione su cosa notiamo e cosa invece ci sfugge quando interagiamo con essa.
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