Progetto di ART and ARS Gallery
a cura di Carmelo Cipriani e Katia Olivieri.
Art and Ars Gallery, Galatina, 04-24 aprile 2015
Una rievocazione, in chiave contemporanea con luminarie, cibo e musica folk, delle feste patronali tipiche del meridione d'Italia, dove la "santità", e quindi la vera ragione della festa, passa in secondo piano di fronte alla baraonda costituita da centinaia di mercanti e dove l'interesse principale è rivolto alle offerte commerciali, al luna park o all'ospite musicale di turno, molto spesso "osannato" con molto più fervore del Santo Patrono.
[…In una parafrasi della cerimonia collettiva le opere in mostra enfatizzano l'aspetto profano, rivelando nella santità un mero pretesto, mentre ogni tradizione è ridotta ad ennesimo stereotipo vacanziero, degno di dépliant turistici ed esportabile al pari dei prodotti enogastronomici…] (Carmelo Cipriani).
[…operazione che, seppur concepita per uno spazio fieristico ed espositivo, mira ad evocare atmosfere e cerimoniali che, di fatto, intridono ogni spazio fisico e mentale dei luoghi al Sud…] (Katia Olivieri)
Innesco per l'eccitazione collettiva sono le luminarie, montate giorni prima, autentico incipit di ogni pubblica ricorrenza, icone deputate a rappresentare la festa nell'immaginario collettivo. Una visione a cui non si è sottratto neanche Brandi che ad introduzione del suo appassionato racconto dei riti in onore di san Nicola, ha annotato "C'erano, per i festosi viali di Bari, archi di lampadine a non finire, che rientravano l'uno nell'altro, come cerchi concentrici di un tiro a segno".
Una pregnanza iconica da cui parte anche il progetto "In nomine sancti" presentato a Milano da Art and Ars Gallery. Una collettiva di giovani artisti meridionali, in maggioranza pugliesi, impegnati a riflettere sugli atavici concetti di tradizione e santità; una sardonica ponderazione attuata mediante una rilettura della festa patronale e dei suoi simboli. Innanzitutto il sacro, alla cui sfera, benché trasposta in ambiente profano, si ricollega il lavoro di Paolo Ferrante, che meditando su frammenti esistenziali, confonde personale e collettivo.
Improntate alla tradizione della ceramica pugliese, da cui desumono materiali e decorazioni, le terrecotte smaltate di Michele Giangrande oltrepassano la pura artigianalità per elevarsi ad una dimensione concettuale, in cui la riflessione sulle antinomie (nascita e morte, arcaismo e modernità, essere e apparire) è attuata con caustica ironia e raffinatezza esecutiva. Mentre il gallo, simbolo per eccellenza della coroplastica pugliese, riconduce i manufatti ad una precisa area geografica, l'oggetto riprodotto afferisce ad una condizione universale, attuando una remise en question dei concetti di originalità e autorialità.
In una parafrasi della cerimonia collettiva le opere in mostra enfatizzano l'aspetto profano, rivelando nella santità un mero pretesto, mentre ogni tradizione è ridotta ad ennesimo stereotipo vacanziero, degno di dépliant turistici ed esportabile al pari dei prodotti enogastronomici. Una festa in cui nulla è come appare ad eccezione dell'atmosfera ricostruita ad hoc per l'occasione. Il tutto con buona pace dei santi titolari, sempre più soli sui loro dorati piedistalli.
L'ironia dei Santi
"Ci sono cretini che hanno visto la Madonna e ci sono cretini che non hanno visto la Madonna. Io sono un cretino che la Madonna non l'ha vista mai. Tutto consiste in questo , vedere la Madonna o non vederla.. I cretini che vedono la Madonna hanno ali improvvise, sanno anche volare e riposare a terra come una piuma, i cretini che la Madonna non la vedono non hanno le ali, sono negati al volo, eppure volano lo stesso, e invece di posare ricadono come se un tale, avendo il piombo alle caviglie e volendo disfarsene, decidesse di tagliarsi i piedi e si trascinasse verso la salvezza. I cretini che non hanno visto la Madonna hanno orrore di sé, cercano altrove, nelle donne, nelle preghiere, in convenevoli del quotidiano: questo porta a miriadi di altari… I nostri contemporanei sono stupidi, ma prostrarsi ai piedi dei più stupidi di essi significa pregare. Si prega così oggi, come sempre. Frequentare i più dotati non vuol dire accostarsi all'assoluto comunque. Essere finalmente il più cretino. Religione è una parola antica. "
L'intenzione trasgressiva e sacrilega di Carmelo Bene ben spiega le ragioni di questa operazione che, seppur concepita per uno spazio fieristico ed espositivo, mira ad evocare atmosfere e cerimoniali che, di fatto, intridono ogni spazio fisico e mentale dei luoghi al Sud. Luoghi di decadenza e fragilità sotterranee, luoghi contaminati da una magia che si è fatta portatrice di valori salvifici, strumento di difesa contro le continue crisi che su questa parte di mondo si sono sempre accanite come un capriccio di Dio. E' un Sud cartina tornasole dell'intera Europa, che ha imparato ad espiare colpe nel ballo di San Vito, nella danza delle spade della notte di San Rocco, nei pellegrinaggi, nelle processioni sotto la casa del boss, nelle edicole votive ed altari improvvisati.
Da questi riti di espiazione/devozione nasce l'ultimo lavoro del Laboratorio Saccardi che, quasi a replicare la pratica degli ex voto, ha realizzato dalla fusione di 3000 monete di centesimi di euro la statua della Madonna collocata presso la Chiesa dei Quaranta Martiri di Palermo. Si tratta di una meditazione profonda e dissacratoria, colta e audace, su quel senso del sacro e del suo opposto che caratterizza la Sicilia, della quale gli artisti del Saccardi colgono gli aspetti più sinceri e contraddittori.
Nelle riproduzioni seriali di Salvatore Masciullo non v'è differenza tra santi, nuovi e vecchi miti; ogni personaggio altro non è che il figlio del suo tempo, destinato così ad essere surclassato e dimenticato. Santi ed eroi, attori e simboli sono elementi di una personale concezione del sacro, senza soluzione di continuità, colti tutti sullo stesso piano simbolico e nella loro caducità. Le sbavature di colore, il foglio di giornale su cui la pittura è impressa, tutto dà la sensazione di trovarsi innanzi ad una pittura provvisoria, sporca, non finita. Le scritte apparentemente in contrasto con le immagini in realtà sono compendio di esse: la citazione, di fatti, non è mai banale, ha sempre una relazione con il soggetto rappresentato, espressa in un humor un po' dandy e un po' punk, spesso doloroso, suggerisce l'idea di un pittore in guerra con i santi oltre che con il suo mezzo espressivo.
L'ultima parabola dello svuotamento di senso del sacro, della perdita della dimensione della trascendenza lo si ravvisa nell'operazione Loschi-Fontana, una serie a quattro mani realizzata su carta da imballaggio. Nella serie di santi e papi nessuna traccia residuale di santità e potenza, neanche un accenno di metafora. Trasposta in chiave ludica, la santità si è fatta altro, sagoma vuota senza accenno di autorialità.
Una visione decadente e nostalgica guida la ricerca di Angelo Marinelli, il cui obiettivo fotografico nella serie The Gift indugia su luoghi di culto e preghiera, scorci di devozione popolare, basiliche, edicole votive, altari, immersi nello spazio architettonico del quotidiano eppure da esso separato, sospesi in un tempo sacro che sembra immobile e dilatato, certamente diverso dall'ordine del tempo normale.
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